L’abolizione del collegio sindacale nelle srl è frutto di pressioni lobbistiche
Gentile Redazione,
leggo con interesse lo sfogo del Collega Bernardi e le sue considerazioni circa un “frettoloso legislatore”, appello che non può non trovare una populistica condivisione (si veda “Una storia di vita professionale vissuta sulla carenza di controlli nelle srl”).
Tre sono i motivi di riflessione che si addensano attorno al fatto narrato dal Collega.
Il primo di questi è l’intervenuta soppressione dell’organo di controllo nelle srl di piccole dimensioni, ma con capitale sociale rilevante. Questa abolizione è una novità annunciata da lungo tempo da parte di Unindustria, che non ha mai fatto mistero (in particolare nella persona del dott. Abete) di considerare una tassa odiosa il compenso che i propri associati devono versare all’organo di controllo. Quindi, non si tratta di discutere sulla qualità del legislatore, bensì della forza della pressione lobbistica.
Il secondo spunto di riflessione è suggerito dal momento storico in cui detta modifica normativa è intervenuta, guarda caso durante quel deprecato periodo di vacatio del nostro Consiglio Nazionale, che, sul tema dei controlli societari, costituiva l’unica voce fuori dal coro, fino a quando non abbiamo segnato quel clamoroso autogol che chiamasi commissariamento. Vogliamo continuare a eleggere i nostri rappresentanti con “competizioni elettorali”: questi ne siano gli acerbi frutti.
Il terzo tema è quello della colpevole e deprecabile latitanza di Agenzia delle Entrate e INPS, così apparentemente votati a perseguire l’evasione fiscale e previdenziale, ma così avvezzi a farsi rubare il pollo dal piatto. Grazie all’infinità di comunicazioni telematiche, l’Agenzia e l’INPS sarebbero in grado, mese per mese, di verificare se ciascun contribuente abbia o meno assolto ai propri obblighi di versamento e ben avrebbero gli strumenti per intervenire prontamente, evitando che la comunità debba farsi carico di “buchi” tanto grandi quanto preannunciati.
Meglio allora dar corso a imperiose e inutili iscrizioni a ruolo con tre anni di ritardo, piuttosto che agire come, ad esempio, nel mondo calcistico, dove i controlli sui versamenti si opera annualmente e a condizione di esclusione dal campionato (leggasi: inibizione alla prosecuzione dell’attività).
Come sempre in politica, non ci sono sviste o svarioni: tutto risponde a una logica di chirurgica precisione.
Circa i rimedi, ve ne sono diversi; di certo non rientra tra questi l’italico “piangersi addosso”.
Renzo Dugo
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso
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