Fermate lo split payment!
Caro Direttore,
lancio questo grido di allarme facendomi portavoce dei miei clienti che lavorano esclusivamente, o per la maggior parte, nei confronti della P.A. e per importi rilevanti. Confesso che avevo sottovalutato gli effetti pratici della normativa denominata “split payment”.
La norma è di per sé abbastanza semplice e fino ad oggi ho trovato solo articoli che si limitano ad una sua analisi tecnica e procedurale. In sostanza, senza entrare nei tecnicismi, dal 1° di gennaio la P.A. non versa più l’IVA sulle fatture ricevute per forniture di beni e servizi al proprio fornitore, ma direttamente all’Erario (con modalità peraltro ancora non esplicitate da nessun provvedimento attuativo, il che di fatto sta determinando un blocco dei pagamenti, non solo per l’IVA ma anche per la parte imponibile). Le conseguenze sostanziali della nuova normativa emergono però in tutta la loro drammaticità fatte le prime simulazioni su alcuni casi concreti. Gli effetti che avrà sulla liquidità aziendale di alcuni soggetti sono infatti devastanti.
Ne prendo uno fra i più significativi che ho analizzato in questi giorni. ALFA ha avuto nel 2014 un fatturato di circa 45.000.000 di euro, tutto nei confronti della P.A., IVA sulle vendite circa 9.000.000, IVA sugli acquisti 5.000.000, IVA a debito 4.000.000 riversata all’Erario nel corso dell’anno alle scadenze delle singole liquidazioni. In termini finanziari sappiamo bene che l’IVA sulle vendite viene incassata dall’azienda, parte di questa reintegra l’esborso sostenuto per l’imposta pagata ai propri fornitori, la differenza viene riversata all’Erario. Nell’esempio sopra (con le dovute semplificazioni) l’Erario incassa comunque 9.000.000 di IVA, 4.000.000 da ALFA e 5.000.000 dai fornitori di ALFA.
Nel 2015, con la nuova normativa, ALFA si troverà comunque a pagare l’IVA ai propri fornitori per 5.000.000, ma non incasserà più 9.000.000 di IVA sulle vendite alla P.A. La conseguenza è che nel corso dell’anno si creerà un credito IVA nei confronti dell’Erario via via crescente, che arriverà a fine 2015 a 5.000.000. L’Erario nel 2015 incasserà 14.000.000 (9.000.000 dalla P.A. cliente di ALFA e 5.000.000 dai fornitori di ALFA) e diventerà debitore nei confronti di ALFA di 5.000.000. È stato previsto che in questi casi ALFA potrà chiedere il rimborso IVA, anche trimestrale, e potrà utilizzare il credito in compensazione. In termini di liquidità la situazione di ALFA peggiora enormemente. Per importi così elevati la compensazione è solo un palliativo (essendoci il limite annuale di 700.000 euro) e inoltre l’ottenimento dei rimborsi non è cosa semplice da ottenersi nella pratica, per i costi e i tempi che richiede.
L’Erario sicuramente salverà la propria liquidità, ma ALFA ce la farà a sopravvivere? Sarà in grado di ricevere in questa congiuntura economica nuova finanza per 5.000.000 (dal sistema bancario o dai suoi soci), per il tempo necessario a ottenere il rimborso dell’IVA? Quanto è il costo che ALFA dovrà sostenere in termini di interessi passivi e di spese accessorie (visto conformità, fidejussione ecc.) per ottenere il rimborso dell’imposta che ha dovuto anticipare ai propri fornitori?
È evidente che tale norma modifica sostanzialmente il sistema di funzionamento dell’IVA e personalmente credo (e spero) che non otterrà l’autorizzazione della Ue. Alcuni contribuenti vengono pesantemente penalizzati e non sono state previste adeguate procedure correttive/compensative in grado di mitigarne gli effetti in modo efficace. Conosciamo infatti bene tempi e costi per i rimborsi IVA (sicuramente più efficace sarebbe stata la possibilità di acquistare in sospensione d’IVA come previsto per gli esportatori abituali).
Probabilmente è proprio per questo che la norma approvata dal nostro legislatore (sic!) la rende subito operativa, senza necessità di aspettare la preventiva autorizzazione della Ue. Pare che se questa autorizzazione non arriverà, allora si tornerà indietro. Ad oggi, però, il problema sussiste e, ripeto, può avere effetti gravissimi per le aziende che lavorano esclusivamente, o per la maggior parte, nei confronti della P.A. e per importi rilevanti.
Com’è possibile che il nostro legislatore possa giocare in questo modo sulla pelle di alcune aziende nazionali che, fra l’altro, sono le principali fornitrici di beni e servizi dello Stato? Pare che con questa normativa si sia voluto evitare che i fornitori della P.A. non riversino all’Erario l’IVA ricevuta dalla stessa P.A. Non posso escludere che si verifichino casi del genere, ma voglio sperare che questo problema non sia generalizzato; inoltre, non penso che questo problema si possa verificare solo per i fornitori della P.A. Se per colpire delle “mele marce” si creano meccanismi di sistema che complicano la vita di tutti gli operatori si rischia di inceppare il sistema stesso, penalizzando gli operatori onesti e la comunità nel suo insieme perché è naturale che l’economia rallenta o addirittura si ferma.
Personalmente non posso fare altro che lanciare un grido di allarme ed affrettarmi ad affrontare l’emergenza con i clienti interessati. Dispiace solo che questa emergenza sia il frutto di una precisa scelta politica, non so se adeguatamente meditata ma sicuramente non felice e lungimirante.
Simone Vallucci
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Firenze
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