Nella sperimentazione pochi i bilanci depositati con Nota integrativa in XBRL
Gentile Redazione,
qualcuno avrà notato l’apprezzabile recente tentativo del Consiglio nazionale di far slittare l’entrata in vigore dell’obbligo di deposito dei bilanci contenenti la Nota integrativa in formato XBRL.
Temo però che il pur lodevole sforzo sia tanto tardivo, quanto inefficace: l’idea di considerare il 3 marzo non come termine per il deposito, bensì come termine per l’approvazione del bilancio, appare infatti sganciata dal tenore della disposizione di riferimento (si veda “Nuova tassonomia XBRL solo per i depositi effettuati dopo il 3 marzo 2015” del 3 dicembre 2014).
Semmai, ben avrebbe potuto l’Associazione XBRL Italia fissare un termine diverso da quello che ha – con piena discrezionalità – fissato nel 28 febbraio 2015, come data di ufficiale pubblicazione delle nuove tassonomie (con quel che ne consegue, appunto, circa l’obbligo da quel momento in poi di depositare i bilanci conformemente alle nuove codifiche).
Questo parziale e probabilmente inutile ripensamento (anche perché non è affatto usuale approvare un bilancio prima del 3 marzo…), che fa seguito alle numerose manifestazioni di dissenso da parte delle categorie professionali, è forse sintomatico di una troppo precipitosa adozione della nuova tassonomia riguardante la Nota integrativa.
Nota integrativa, va ricordato, che è stata concepita dal legislatore del 1991 al fine di accompagnare i prospetti più squisitamente “quantitativi” del bilancio (Conto economico e Stato patrimoniale), con il dichiarato scopo di illustrarne e completarne la portata.
Il che – intuitivamente – mal si concilia con la pretesa di ridurre tale documento ad una serie di rigide tabelle standardizzate.
La cosa che forse non tutti sanno è che l’adozione sperimentale del formato XBRL sulla Nota integrativa è stata – in realtà – praticamente inesistente.
Non perché non vi sia stata la facoltà di depositare i bilanci utilizzando la tassonomia XBRL anche per la Nota integrativa nelle campagne del 2013 e del 2014, ma perché tale possibilità è stata di fatto praticata in una quantità così modesta di casi da non potersi definire una vera e propria sperimentazione e quindi risultando in concreto inattendibile.
Vale la pena di ricordare che nel biennio precedente l’entrata in vigore dell’obbligo di adozione del formato XBRL per il Conto economico e lo Stato patrimoniale (campagne bilanci 2008 e 2009) sono stati depositati su scala nazionale circa 25.000 bilanci in formato XBRL (su una platea totale che si aggira costantemente intorno ad un milione di depositi): un campione del 2,5% quindi, che sicuramente aveva una propria degna significatività.
Nel 2014 sono stati invece depositati poco più di 2.000 (duemila) bilanci con Nota integrativa in formato XBRL: lo 0,2% potrà forse considerarsi una vera e propria “sperimentazione”?
Mario Iadanza
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso
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