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LETTERE

Tra Comunicazione Unica e visto di conformità, quante discussioni coi clienti

Martedì, 10 febbraio 2015

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Caro Direttore,
mi permetto di sintetizzare in poche righe la giornata lavorativa di venerdì 6 febbraio.

La mattina apprendo dalla stampa specializzata la notizia che il software per la Comunicazione Unica è disponibile, nel primo pomeriggio arriva in studio l’offerta della software house per implementare nel gestionale il pacchetto “Comunicazione Unica”: 550 euro + IVA, ricevuta bancaria 30 giorni, fine mese; ancora una volta gli “inutili commercialisti” mettono mano al portafoglio per poter ottemperare alle disposizioni che renderanno possibile l’operazione “dichiarazione precompilata” per 20 milioni di contribuenti e tanti cari saluti agli “inutili commercialisti” da parte del nostro premier.

Già immagino le estenuanti discussioni con i clienti al momento della parcellazione, anzi prima: infatti, in ossequio alle disposizioni del DL 1/2012, dovrei contattarli tutti e consegnare loro il preventivo di massima, visto che, rispetto all’incarico ricevuto, si tratta sicuramente di un nuovo adempimento (quindi ore di lavoro che sfumano, con la concreta possibilità di non recuperare neanche 1 euro e con la prospettiva di 100 euro di sanzione per ciascun errore senza possibilità di cumulo).

Poco dopo arriva la telefonata di un cliente che chiede notizie sui tempi per il rilascio del visto di conformità sulla dichiarazione IVA. È interessato, e lo capisco, il suo credito ammonta a qualche centinaia di migliaia di euro: egli è uno dei destinatari della prima ora della normativa sul reverse charge, impresa strutturalmente a credito IVA (ed è una cosa più che logica, se paghi l’IVA sugli acquisti e non l’addebiti al cliente sulle vendite) e, avendo alle dipendenze una trentina di dipendenti, il 16 del mese deve presentare F24 con ritenute e contributi di non poco conto.
Dal 2015 si troverà nella sua situazione un’altra bella fetta di aziende, che dovranno attrezzarsi per fronteggiare già da ora una riduzione, in media del 22%, dei loro flussi finanziari in entrata, cioè a fine mese ci saranno meno soldi sul conto corrente con cui far quadrare i conti.

Sul visto di conformità la risposta è che ancora non sappiamo se potremo metterlo o meno. Il nostro assicuratore (compagnia assicuratrice di quelle il cui nome è sinonimo di assicurazione in ogni parte del mondo), infatti, ci dice che non sono ancora in grado di rilasciare polizze che recepiscano le novità introdotte relativamente al visto sul 730 precomplicato (la polizza è la stessa sia per il visto di conformità IVA che per il 730), in quanto nessuna copertura assicurativa può coprire le maggiori imposte e, poi, il beneficiario sarebbe lo stesso soggetto che ha il potere di irrogare le sanzioni: siamo di fronte a un’ipotesi di nullità del contratto di assicurazione secondo i principi civilistici.

Bene, continuiamo così premier, ché da qui al 2018 riuscirete a distruggere quel poco che resta ancora in piedi della nostra economia reale. Poi, sarà interessante capire dove verranno trovate le ingenti risorse che sono necessarie per tenere in piedi i “diritti acquisiti” tanto cari alla Corte Costituzionale.


Alessandro Lini
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pisa

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