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Renzi conferma: La tassa sulla prima casa sarà abolita, non decidono gli euroburocrati

/ REDAZIONE

Martedì, 29 settembre 2015

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Spostare le tasse dal lavoro a casa e consumi: Bruxelles non cambia ricetta fiscale per l’Italia e gli altri Paesi Ue. Anche il Premier Matteo Renzi resta sulle proprie posizioni, torna alla carica e insiste: a decidere sarà il Governo e la tassa sulla prima casa verrà abolita con la legge di stabilità.

A riaccendere lo “scontro” è stato il rapporto annuale della Commissione Ue sulla fiscalità diffuso ieri, in cui i tecnici di Bruxelles analizzano i trend fiscali dei 28 Stati membri identificando debolezze e suggerimenti. Tra questi ultimi, anche l’eliminazione delle esenzioni IVA e una modifica dell’imposizione immobiliare, troppo alta sulle compravendite e bassa sulla proprietà. “Quali tasse ridurre lo decidiamo noi, non un euroburocrate a Bruxelles”: da New York, il Premier è tranchant, sottolineando che “compito dell’Ue non è mettere bocca su quali scelte fiscali fa uno Stato” e che questa “non deve decidere al posto dei singoli Governi”, anche perché il Governo ha già deciso: “Confermo l’eliminazione nella legge di stabilità della tassa sulla prima casa per tutti e per sempre”, ha rimesso in chiaro Renzi.

In ogni caso, la valutazione di Bruxelles sarà fatta sul complesso della legge di stabilità, la cui bozza è attesa, con quella degli altri Stati membri, entro metà ottobre, e poi sulla base delle previsioni economiche d’autunno Ue. Da qui la precisazione giunta dalla Commissione Ue: “Non abbiamo ora un’analisi dettagliata del piano di riforma fiscale italiano, la faremo quando riceveremo la bozza del piano di bilancio”.

Il rapporto sulla fiscalità 2015, che non prende in considerazione gli ultimi annunci del Governo, sottolinea che l’Italia, come altri 15 Paesi, ha “un peso fiscale relativamente alto sul lavoro e ci sarebbe almeno un margine per spostare il peso fiscale a imposte meno distorsive, come quelle sui consumi, quelle ricorrenti sulla proprietà immobiliare e quelle sull’ambiente”. Molti, Italia inclusa, hanno “il potenziale per finanziare lo slittamento aumentando le tasse meno dannose per la crescita”. In particolare, sul fronte immobiliare, l’Italia come altri Stati membri “ha tasse relativamente alte sulle compravendite immobiliari”, a differenza delle tasse annuali sulla proprietà.
Si tratta di un sistema che di fatto, combinato a “una deducibilità relativamente generosa per gli interessi sui crediti ipotecari”, “continua a favorire l’accumulazione del debito”. Secondo il rapporto, quindi, “c’è spazio per migliorare l’efficacia modificando la struttura tributaria”.

Un altro nodo riguarda l’IVA, dove l’Italia ha un “gap significativamente più alto della media Ue”, sia per il gettito “molto al di sotto della media” che per la “scarsa conformità” alle norme amministrative per riscuoterla. Di conseguenza per Bruxelles c’è un “particolare margine di manovra per migliorare l’efficienza del sistema IVA limitando l’uso di tassi ridotti e di esenzioni non obbligatorie”, in particolare nel settore Tlc ed energetico. Del resto, già nelle raccomandazioni Ue adottate a luglio, si chiedeva di “attuare la legge delega di riforma fiscale entro settembre 2015, con particolare riguardo alla revisione delle agevolazioni fiscali e dei valori catastali e alle misure per migliorare il rispetto della normativa tributaria”. (Redazione)

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