Ci vuole il legale rappresentante dello studio per attivare un Cassetto fiscale?
Caro Direttore,
le scrivo per evidenziare la sempre più difficile vita di noi commercialisti e a cascata dei contribuenti che a noi si affidano nella giungla di norme fiscali ed eccessiva burocrazia. A tal proposito, le voglio raccontare quanto accadutomi negli ultimi giorni.
A fine 2014 e nel corso del 2015 abbiamo presentato richieste di attivazione dei cassetti fiscali per conto di alcuni nostri clienti, i quali non hanno mai ricevuto il relativo PIN per renderli attivi. L’operatore del call center dell’Agenzia ci consiglia di andare presso l’ufficio con i moduli di richiesta firmati e la ricevuta di invio al sistema telematico.
Il 4 marzo 2016 mi reco presso l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Roma 2, munito di delega del legale rappresentante dello studio dove collaboro, e con i moduli indicati dal call center.
Ebbene, la pratica mi viene rifiutata dal funzionario poiché, a suo dire, è necessario che venga presentata dal legale rappresentante in persona, a cui – peraltro – IO dovrò spiegare la faccenda una volta tornato in ufficio senza aver concluso nulla.
Richiedo pertanto di avere un documento da cui emerge questa normativa in modo da poter fornire le dovute spiegazioni. Altro diniego del funzionario: non esiste nessuna normativa, trattasi di un presunto (e sottolineo presunto perché non mi viene fornita copia) regolamento interno dell’Agenzia delle Entrate!
Capirà che negli studi molto strutturati è pressoché impossibile che il socio fondatore e legale rappresentante possa recarsi presso l’Agenzia delle Entrate per una banale attivazione di cassetto fiscale!
Mi domando dove sia la semplificazione del Fisco italiano così decantata dal Presidente del Consiglio e dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate!
Speriamo che si inizi veramente a semplificare la vita dei contribuenti con il Fisco e la Pubblica Amministrazione.
Daniele Scubla
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Roma
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