Dovremmo indignarci fino a una vera semplificazione del calendario fiscale
Gentile Direttore,
a quasi una settimana dalla “gentile” concessione della proroga, riscontro che, giustamente, il dibattito e le doglianze dei colleghi (si veda “Il 16 giugno è una scadenza «impossibile» perché c’è troppo da fare”) ancora la fanno da padroni su questa testata così come altrove.
Personalmente, ho trovato mirabilmente sintetico, ironico e rappresentativo, come di consueto peraltro, l’editoriale di Giancarlo Allione pubblicato l’indomani della proroga (si veda “Tutto è bene ciò che finisce bene?” del 17 giugno), ma comprendo benissimo l’inseguirsi delle polemiche e dei perduranti malumori dei colleghi. È giusto che per questo comune sentire la proroga non abbia sortito alcun effetto!
Parafrasando una celebre canzone di “Elio e le Storie Tese”, negli studi dei tanti colleghi che vivono di contabilità e dichiarazioni dei redditi, alla vigilia della scadenza del 16 giugno scorso, si intonava il mantra “Proroga sì, proroga no, ma questa è la vita!”.
E mentre il canto si propagava sempre più forte, “nella terra dei cachi”, si ascoltavano e leggevano cose che gli umani mai avevano sentito e letto.
Alla mancanza di una borbonica marca da bollo sulla richiesta di proroga, anzi, alla mancanza di una vera e propria formale domanda in tal senso, rispondevano i sindacati uniti nel dolore che, allo schioccar di dita, in seduta comune partorivano un comunicato stampa congiunto.
Faceva poi eco, a proroga già da altri “elemosinata” e ormai concessa, il Consiglio Nazionale che, con serafica placidità, dichiarava di aver interloquito da tempo nei corridoi e al bar di Montecitorio... perché il grado di confidenza con le istituzioni consentiva di non dover formalizzare il brusio neanche con una pigra mezza paginetta.
Affermazione che mi tranquillizza assai, in verità, perché evidentemente il grado di vicinanza con le istituzioni, unico vero motivo per cui poi la proroga è stata poi concessa (si diano pace, pertanto, tutti gli altri attori di questa commedia surreale che, a pochi minuti dalla proroga, si erano già scatenati per rivendicare lo “ius primae dilationis”), consentirà alla categoria di poter raggiungere nuovi mirabili orizzonti.
Speriamo solo che, magari facendo leva sullo stesso grado di confidenzialità, le istituzioni, nel nostro esclusivo interesse (ci mancherebbe!), non passino anche loro sopra le formalità, rendendoci destinatari di provvedimenti che dal loro punto di vista, al pari della percezione che della proroga aveva il Consiglio Nazionale, appaiono assolutamente scontati.
Bene fanno, quindi, i colleghi a continuare a scrivere e ad indignarsi. Occorrerebbe farlo quotidianamente a turno, sino al giorno in cui il calendario degli adempimenti fiscali non raggiunga davvero il sapore della semplificazione e consenta la serena normalizzazione delle attività di studio.
Continuiamo ad indicare la luna, nei modi garbati che ci appartengono, anche perché di “sciopero” neanche a parlarne... troppo proletario, forse. Indichiamola al Consiglio Nazionale, a tutte le istituzioni con le quali la nostra professione si interfaccia e al Paese per il quale tanto utili siamo.
Indichiamo la luna, sperando che non seguitino però a guardare solo il dito, perché tra un po’, continuando a mirare solo quello, potrebbero avere, tutti, davvero delle brutte sorprese.
Marco Cramarossa
Presidente Probiviri UGDCEC di Bari e Trani
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