Civetta: «Nuovi adempimenti troppo penalizzanti»
Il Presidente dell’Ordine di Roma, appena riconfermato, parla del decreto fiscale, ma anche delle elezioni e del futuro CNDCEC
Duemilacentoundici preferenze su oltre 3.700 votanti, per una percentuale che sfiora il 60%. Sono i numeri che hanno consentito a Mario Civetta di essere confermato alla presidenza dell’ODCEC di Roma. Dal 1° gennaio 2017 partirà il suo terzo mandato all’interno dell’Ordine capitolino (il secondo da Presidente), circostanza che non ha mancato di suscitare polemiche e derive giudiziarie. I componenti delle due liste che hanno sfidato quella di Civetta, infatti, hanno presentato un reclamo al Consiglio nazionale contro la sua candidatura. Il CNDCEC l’ha rigettato ma non è da escludere che tale decisione, resa dopo l’udienza del 2 novembre (il giorno prima delle elezioni), possa essere impugnata dinanzi alla giustizia ordinaria.
Presidente Civetta, si sente tranquillo anche di fronte all’ipotesi di nuovi ricorsi alla giustizia?
“Assolutamente. Perché ci sono 60 Ordini nelle medesime condizioni e soprattutto perché, su questo specifico aspetto, sia il Consiglio nazionale che il Ministero della Giustizia si sono espressi due anni fa. In questo lasso di tempo, nessuno aveva mai sollevato la questione, ma se ne ritorna a parlare a ridosso delle elezioni, nel tentativo di delegittimare il proprio avversario e procurarsi un vantaggio”.
Non se l’aspettava?
“Credo che i 24 colleghi che hanno fatto reclamo in questa fase elettorale siano nemici dei commercialisti. Tutti, a parole, diciamo che vogliamo salvaguardare l’immagine della categoria, ma poi ci si rivolge alla giustizia in merito ad una questione nota da due anni. Per carità, si può non essere d’accordo, ma lo si doveva dire due anni fa, magari chiedendo di aprire un dibattito interno alla categoria per, eventualmente, modificare il DLgs. 139/2005. Farlo adesso è solo un modo per procurarsi una scorciatoia, che però si è rilevata un boomerang. Le elezioni si vincono alle urne, non nelle aule giudiziarie”.
Una vittoria, peraltro, anche abbastanza ampia: le due liste contrapposte alla sua hanno preso, insieme, circa 500 voti in meno di voi.
“È stato premiato il nostro modo serio e professionale di approcciare le problematiche di un Ordine così grande come il nostro. Certamente, tutto si può migliorare, dall’organizzazione alla quantità e la qualità dei corsi, ma i numeri sono ottimi e il successo elettorale l’ha dimostrato”.
Da dove si riparte?
“Vogliamo incrementare ulteriormente i servizi agli iscritti, migliorare la qualità della formazione e cercare di essere più vicini ai colleghi nei rapporti con le amministrazioni. Soprattutto per i tanti che hanno un’interlocuzione costante con gli uffici del Fisco, bisogna cercare di rendere più agevole la loro attività quotidiana, insistendo sull’informatizzazione delle procedure ed eliminando la necessità della presenza fisica negli uffici”.
Il fatto che gli adempimenti continuino a crescere non vi facilita il compito. Cosa pensa di spesometro e comunicazione delle liquidazioni periodiche IVA trimestrali?
“Sono misure che penalizzano oltremodo il lavoro dei commercialisti, anche perché, diciamo la verità, ormai non si riescono più a trasferire sulle nostre parcelle tutti i costi relativi a questi adempimenti che, spesso e volentieri, sono formali e ridondanti”.
Però la direttrice delle Entrate Orlandi ha parlato di “onere sopportabile”.
“L’ho trovato abbastanza mortificante. Non è giusto nei confronti di professionisti che hanno fornito un aiuto determinante per fare sì che il nostro Paese si dotasse di un Fisco telematico riconosciuto come tra i più avanzati”.
Serve una forma di protesta forte, come minacciano i sindacati? Magari il primo sciopero di categoria?
“Credo sia corretto pensare ad una forma di protesta forte. Ma dobbiamo essere anche concreti e realisti: sappiamo bene che nella nostra categoria fare sciopero è difficile, se non impossibile. Perché è difficile riuscire ad avere il coraggio di non pagare le tasse per i propri clienti. Certamente, però, c’è bisogno di una risposta ferma, rimanendo nell’ambito delle contromisure possibili”.
Chiudiamo con le elezioni nazionali, il 9 gennaio si vota.
“Sono forse la persona meno indicata per parlare del Consiglio nazionale, per via della grande stima e amicizia che mi lega al Presidente Longobardi, che considero l’artefice dei successi dell’Ordine di Roma. Purtroppo, in questi due anni, non ci sono state quelle modifiche organizzative che ci si poteva aspettare e che, sicuramente, con un lasso di tempo maggiore si sarebbero potute fare”.
A cosa si riferisce?
“Ad una riforma strutturale dell’ente. Il cambiamento deve partire dalla struttura, che deve essere più snella, con professionalità migliori e più attenzione alle spese, non solo quelle di rappresentanza istituzionale, ma anche quelle relative ai progetti finanziati. Una riforma che credo sia doverosa”.
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