ACCEDI
Martedì, 1 luglio 2025 - Aggiornato alle 6.00

PROTAGONISTI

Dieci domande a Gerardo Longobardi

In vista delle elezioni nazionali di lunedì 9 gennaio, Eutekne.info ha intervistato il Presidente uscente dei commercialisti

/ Savino GALLO

Sabato, 7 gennaio 2017

x
STAMPA

download PDF download PDF

Dalla manifestazione di protesta dello scorso 14 dicembre (e lo scioperò nazionale che, con ogni probabilità, ne costituirà la prosecuzione) alla riorganizzazione del Consiglio nazionale, passando per gli incentivi all’aggregazione degli studi professionali e il sostegno alla parte più debole della professione, i giovani. Sono gli argomenti che Eutekne.info ha affrontato con il Presidente uscente del CNDCEC, Gerardo Longobardi, al quale, in vista delle elezioni nazionali in programma lunedì 9 gennaio, abbiamo rivolto 10 domande.

La manifestazione del 14 dicembre è stata un momento a suo modo storico per la professione. Perché si è dovuti arrivare a tanto? Che cos’è che non ha funzionato?
“È noto il disappunto della professione per l’ultimo smacco ricevuto dal DL 193/2016 che, prevedendo un aggravio di adempimenti fiscali rappresentati soprattutto dal cervellotico spesometro trimestrale, è riuscito a mettere in ombra il pacchetto di semplificazioni fiscali ivi contenuto e a cui il Consiglio Nazionale aveva lavorato nei mesi scorsi nel tavolo tecnico condiviso con MEF, Agenzia delle Entrate e le principali organizzazioni imprenditoriali. L’introduzione dello spesometro trimestrale, contraddicendo le indicazioni del FMI e dell’OCSE, lede l’immagine e le competenze dei commercialisti, ormai stanchi di essere vessati oltre che di essere considerati semplici esecutori del fisco e pertanto malvisti dai contribuenti”.

Dopo la manifestazione, sostenuta con forza dal Consiglio nazionale, arriverà probabilmente il primo sciopero di categoria. In caso di successo elettorale, il “suo” CNDCEC appoggerà anche lo sciopero?
“Qualora le interlocuzioni nel frattempo avviate col MEF e l’Agenzia delle Entrate non dovessero tradursi in una consistente semplificazione degli adempimenti previsti dal nuovo decreto, sarà senz’altro necessario sostenere la protesta, con la consapevolezza degli evidenti disagi che ne conseguiranno”.

Nel suo programma si parla di una riorganizzazione del Consiglio nazionale. In che cosa dovrebbe consistere?
“Come chiarito, si tratterà di ridefinire ruoli e funzioni dei suoi organi, contenuti delle aree di delega, attività delle Commissioni di studio, della FNC e delle SAF, e di riordinare, infine, le modalità di funzionamento dell’Assemblea degli Ordini Territoriali”.

Restando sul programma, si parla di spinta verso la digitalizzazione, che però ha dei costi per gli studi. Si può, in qualche modo, “alleviare” questo processo?
“Certamente il mezzo più idoneo per ridurre i costi di attuazione di questo processo sarà quello della realizzazione di strumenti che siano riconducibili all’impiego di un software unico; in questo modo, potendosi evitare il ricorso a più sistemi operativi, si potranno contenere sensibilmente le relative spese di gestione”.

È davvero possibile creare una lobby istituzionale che permetta ai commercialisti di “contare” nel momento dell’adozione dei provvedimenti normativi?
“L’istituzione di una lobby della Professione, fatta alla luce del sole, non è un’utopia. Occorre che il Consiglio Nazionale istituisca un presidio stabile presso le Istituzioni, realizzando un progetto strutturato di comunicazione incisiva e garantendo una presenza costante della nostra professione su tutte le tematiche di interesse tecnico e politico degli Iscritti. La presenza e la partecipazione del CNDCEC all’iter dei provvedimenti legislativi che abbiano in qualche misura riflesso sulla nostra attività è ormai ineludibile”.

Tutti concordano sulla necessità di riformare il D lgs. 139/2005. In che modo e, soprattutto, con quali tempi?
“La riforma del nostro Ordinamento professionale è un’esigenza avvertita da tempo e divenuta ormai improcrastinabile, anche alla luce delle questioni che i difetti interpretativi hanno generato nei mesi scorsi, proprio a monte dell’avvio della complessa macchina elettorale. Il nostro programma delinea dettagliatamente gli ambiti di intervento, in particolare precisando la necessità della riduzione del pletorico numero - attualmente 21 - dei componenti il CNDCEC con conseguente revisione dei criteri di composizione e di voto, e prevedendo, al pari di quanto disposto per gli Ordini territoriali, una quota di minoranza in seno al Consiglio Nazionale. Nella riforma dell’Ordinamento professionale dovranno poi trovare spazio la previsione legislativa delle specializzazioni e l’introduzione dei parametri per la determinazione dei compensi, come è avvenuto per gli avvocati. Quanto ai tempi di realizzazione saranno quelli richiesti dall’attenzione occorrente a confezionare un testo condiviso con gli Ordini territoriali e che non si esponga a dubbi interpretativi. E comunque sarà una delle priorità su cui dovrà lavorare il nuovo Consiglio.

È possibile indurre i colleghi, da sempre abituati a lavorare, nella maggior parte dei casi, in studi piccoli e individuali, all’aggregazione?
“È anche questo uno degli obiettivi del nostro programma; stimolare l’aggregazione tra olleghi può risultare, soprattutto in periodi di crisi, un valido rimedio per ridurre i costi di gestione degli studi professionali ma anche per favorire l’accesso alla professione ai giovani nonché garantire la parità di genere. Per questi motivi il nostro programma prevede il riconoscimento di incentivi alle aggregazioni, la rimozione delle restrizioni fiscali esistenti e la messa a regime degli interventi per le imprese che oggi sono applicabili solo sulla carta ai professionisti (l’accesso alla garanzia pubblica del Mediocredito Centrale per ottenere i finanziamenti necessari all’avvio o al potenziamento dell’attività professionale; l’accesso ai bandi e ai fondi della Comunità Europea)”.

Cosa si può fare, in concreto, perché i giovani “contino di più”, sia nella politica di Categoria che nello svolgimento delle attività professionali?
“I giovani vanno anzitutto incentivati a scegliere questa professione, riducendo quanto più possibile le barriere che ancora persistono al suo accesso. Mi riferisco in particolare ad interventi che ne riducano l’impegno economico, quali, ad esempio la previsione di una Polizza RC modulata in base alle variabili che interessano i giovani (ad esempio la clientela ridotta), e la realizzazione di un software unico per gli Iscritti, anche i meno giovani, con l’intervento economico del CNDCEC. La valorizzazione delle competenze dei giovani potrebbe invece essere realizzata destinando loro una formazione più indirizzata alle specializzazioni professionali, a costi realmente contenuti, nei cui ambiti risiedono certamente maggiori prospettive di lavoro e di incremento del prestigio professionale”.

Negli ultimi giorni del 2016, ha tenuto banco la questione del mancato contributo alla FNC. Qual è la sua visione in merito al futuro della Fondazione?
“Richiamando l’apologo di Menenio Agrippa, la Fondazione è paragonabile ad un organo vitale, indispensabile per il funzionamento dell’organismo CNDCEC. L’attività della FNC dovrà sostanzialmente essere indirizzata sia alla produzione scientifica di documenti ed elaborati che verranno messi a disposizione di tutti gli iscritti, sia al supporto dell’attività del CNDCEC nelle varie aree in cui si svolge la sua attività istituzionale. A tal proposito penso al contributo che la FNC ha offerto durante il nostro mandato a tutti i Consiglieri Nazionali nell’espletamento delle loro deleghe, accrescendo anche la considerazione mediatica nei nostri confronti. Nel nostro programma elettorale è perciò previsto un incremento dell’attività della FNC, che comprenda anche l’organizzazione di attività di formazione e di servizi a favore degli iscritti, oltre ad un potenziamento della sua banca dati, il Portale delle Conoscenze”.

In ultimo, qual è la prima cosa che ha intenzione di fare se dovesse vincere le elezioni?
“Sono fortemente scaramantico, ma prometto che lo dirò a cose fatte! In ogni caso, sogno di andare a vedere l’alba del nuovo giorno in riva al mare”.

TORNA SU