Per non estinguerci dobbiamo essere parte attiva del progresso
Gentile Direttore,
leggo con sempre maggiore frequenza commenti relativi alla futura estinzione della nostra categoria professionale; effettivamente saremo destinati all’estinzione se proseguiremo ad assumere, quasi come un dogma, l’assunto per cui la nostra professione si estrinseca nella mera consulenza fiscale e nella redazione dei modelli che conseguono ad essa.
Sempre sul tema sento spesso la richiesta di iniziative “protezionistiche” nei confronti della professione, iniziative che, a mio avviso, potrebbero solo prolungarne l’agonia.
Siamo in un momento storico che avrà una portata di enorme impatto sul sistema economico globale: il progressivo diffondersi della quarta rivoluzione industriale, 4.0, deve vederci protagonisti del cambiamento. È cruciale innovare e modificare il business model della nostra professione.
Le possibili strategie possono riassumersi in alcuni punti:
- aggregazione: per avere una “massa critica” che consenta un minore impatto dei costi fissi di gestione (per quanto, forse, in futuro, potrebbe essere superfluo avere una sede nel senso “fisico” della parola);
- specializzazione: per offrire le soluzioni migliori e mirate alle richieste della clientela e per esplorare le nuove frontiere della consulenza;
- studio e ampliamento delle competenze: la gestioni “tradizionali” hanno margini sempre più risicati; si stanno, però, profilando nuovi scenari che possono consentire, se presidiati per tempo, margini di profittabilità decisamente più elevati.
Le posizioni di “protezione” della professione possono avere un senso solo e soltanto nell’ottica di dare un lasso di tempo maggiore per affinare il nuovo modello di business. La storia ci ha insegnato che le posizioni protezionistiche danno una rendita di posizione temporanea e, proprio a causa di questo ambiente artificialmente protetto e avulso dalla concorrenza, impediscono la generazione di innovazione (lo scontro avvenuto tra tassisti e Uber ne è un esempio).
Shumpeter oltre 50 anni addietro aveva parlato di “distruzione creatrice”; credo che questo sia accadendo oggi, come mai era avvenuto, nel sistema economico nel suo complesso e, di conseguenza, anche nella nostra professione.
Darwin ha affermato che non è la specie più forte che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti.
Non possiamo fermare il progresso e non dobbiamo subirlo passivamente: dobbiamo cercar, invece, di esserne parte attiva e propositiva.
Solo così saremo una categoria destinata a sopravvivere, a evolvere e non ci estingueremo.
Dipende solo da noi.
Marco Bolognesi
Consigliere ODCEC Ferrara
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