In arrivo DEF e manovra, possibile estensione dello split payment
La manovra correttiva chiesta dall’Unione europea, che potrebbe essere approvata oggi dal Consiglio dei Ministri in concomitanza con il DEF, si è arricchita: accanto alla correzione dei conti potrebbero infatti comparire misure per la crescita, sostegno alla ricostruzione post sisma e anche lo sblocco del turnover per i Comuni.
Nel dettaglio, quella che era partita come piccola manovra potrebbe trasformarsi in un maxi decreto. Il piatto forte dovrebbe essere l’aggiustamento strutturale chiesto da Bruxelles di 0,2 punti di PIL, circa 3,4 miliardi, ma le risorse dovrebbero essere in parte utilizzate per istituire un fondo ad hoc per il terremoto, da un miliardo l’anno per tre anni, per sostenere la ricostruzione. Possibile che tra le misure rientri anche la possibilità per gli incapienti di usufruire del sisma bonus sui lavori condominiali.
La maggior parte delle risorse dovrebbe essere reperita attraverso una stretta fiscale che non comporterà però l’aumento delle tasse più “sensibili”. L’ampliamento dello split payment alle partecipate pubbliche dovrebbe portare quest’anno un miliardo di gettito, che potrebbe salire a 1,3-1,4 miliardi quando i mesi di applicazione saranno effettivamente 12.
Tra le altre voci “certe” figurerebbero 6-700 milioni di spending review. Il decreto dovrebbe poi contenere una stretta sui pignoramenti e la rottamazione delle liti (circa 200 milioni), oltre a un mix di altri interventi fiscali, come una nuova stretta su alcuni incentivi alle imprese.
Ancora, abbandonata la via delle accise sulla benzina, dovrebbe rimanere una revisione di quelle sui tabacchi, per circa 150-200 milioni. Sui giochi si profila una nuova stangata (almeno 500 milioni).
Per quanto riguarda il DEF, come negli ultimi anni le previsioni di aprile saranno prudenti, con il PIL che dovrebbe restare all’1% quest’anno o essere rivisto al massimo all’1,1% e il deficit che scenderà al 2,1% per effetto della manovra. Per il prossimo anno Padoan ha promesso a Bruxelles un aggiustamento strutturale dello 0,6% (circa 10 miliardi) e il pareggio di bilancio entro il 2019. Il debito avvierà la discesa dal 2018.
Il PNR non dovrebbe contenere la riforma del catasto, che in un primo momento sembrava tornata in auge dopo lo stop subito nel 2015, quando i decreti attuativi erano già pronti. Anche gli obiettivi delle privatizzazioni dovrebbero essere rivisti rispetto allo 0,5% del PIL indicato finora e attestarsi, come ha preannunciato il viceministro Morando “allo 0,3-0,4%“, compreso cioè tra i 5 e i 6,5 miliardi.
Il Piano nazionale di riforma dovrebbe invece scendere più nel dettaglio su giustizia, concorrenza, lavoro e lotta alla povertà. L’idea è quella di potenziare il reddito di inclusione già previsto dal Ddl. povertà, con attenzione stavolta a chi resta senza lavoro. Un’indicazione dovrebbe arrivare anche sul fronte del calo del costo del lavoro, che dovrebbe proseguire attraverso un taglio del cuneo fiscale per gli under 35.
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