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Via libera del Consiglio di Stato con osservazioni al Polo unico per le visite fiscali

/ REDAZIONE

Lunedì, 4 settembre 2017

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Il Consiglio di Stato ha dato il via libera al decreto che aggiorna le regole sulle visite fiscali alla luce del nuovo Polo unico, attivo sia per i lavoratori privati che, da inizio mese, per quelli pubblici.
Il parere favorevole è però accompagnato da una serie di osservazioni, a cominciare dalla richiesta di massima attenzione in fatto di privacy. Le comunicazioni tra lavoratore, datore di lavoro e INPS dovranno avvenire “per il tramite di specifici canali telematici e con modalità, stabilite dall’INPS, idonee a garantire la riservatezza dei soggetti sottoposti a visita fiscale ai sensi del Codice della privacy”.
Ora, aggiungono i magistrati amministrativi, “in considerazione della necessità di garantire, in una materia particolarmente delicata come quella in esame, la riservatezza dei dati dei soggetti sottoposti a visita fiscale”, si “auspica che nella succitata fase d’individuazione delle modalità di comunicazione sia acquisito il parere del Garante per la privacy, anche se quanto precede non risulta esplicitamente previsto dalla normativa di delega”.

Quanto al fatto che la visita fiscale possa essere “ordinata” direttamente dall’INPS, secondo il Consiglio di Stato manca nel decreto l’indicazione dei “criteri” in base ai quali si può “procedere in tal senso”. Nel parere si “invita l’Amministrazione a valutare l’opportunità, in sede di stesura definitiva del presente provvedimento, di precisare ulteriormente la disposizione”.

Riguardo alle fasce orarie, il Consiglio di Stato ricorda che nel settore pubblico la reperibilità è in totale di sette ore (dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18), mentre per i lavoratori privati sono previste fasce “più brevi” (dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19). Ora, spiegano i magistrati, l’amministrazione ha motivato la scelta di non cambiare la reperibilità evidenziando che “l’armonizzazione alla disciplina prevista per i lavoratori privati avrebbe comportato (per i dipendenti pubblici) una riduzione delle fasce orarie da sette ore giornaliere a sole quattro”. E, quindi, ne sarebbe derivata “una minore incisività della disciplina dei controlli”. Per il Consiglio di Stato si tratta però di una motivazione che, “basandosi su una nozione di controllo prettamente quantitativa, non appare adeguata a superare la circostanza che la disposizione in esame potrebbe essere ritenuta non conforme al criterio di delega”, dove si parlava di armonizzazione tra privato e P.A.
Pertanto il Consiglio di Stato invita “a procedere, con le modalità ritenute più opportune, all’armonizzazione della disciplina delle fasce”.

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