Responsabile del trattamento dati anche la comunità religiosa
I trattamenti di dati effettuati nell’attività di predicazione porta a porta vanno svolti nel rispetto delle norme del diritto dell’Ue in materia di privacy
La Corte di Giustizia, nella sentenza 10 luglio 2018 relativa alla causa C-25/17, ha fornito alcuni chiarimenti in merito al trattamento dei dati personali svolti da parte delle comunità “religiose” alla luce della Direttiva 95/46/CE, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati.
In particolare, nel caso di specie, si trattava di una comunità che, mediante i propri membri, trattava dati personali nell’ambito di un’attività di predicazione porta a porta. Il trattamento consisteva, più nel dettaglio, nella raccolta di dati (nome e indirizzo, informazioni sul credo religioso e sulla situazione familiare) di soggetti non conosciuti e “appuntati” come promemoria, al fine,
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