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LETTERE

La decisione sull’Ordine di Roma potrebbe provocare «effetti collaterali»

Giovedì, 20 settembre 2018

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Gentilissimo Direttore,
ho seguito con interesse e preoccupazione la questione dell’Ordine di Roma relativa all’ineleggibilità del dott. Mario Civetta Presidente del Consiglio dell’Ordine locale con la conseguenza dell’esclusione della sua lista dalla precedenti elezioni.
Non mi soffermo su motivazioni della Cassazione e interpretazione del Ministero e del nostro Consiglio Nazionale in quanto già riportate sulla stampa più volte; mi soffermo invece sulle ripercussioni che tale sentenza potrebbe avere sulla categoria.

Leggo nella lettera di ieri (si veda “La decisione sull’Ordine di Roma non può produrre effetti sugli altri 54 Ordini”), che la sentenza per la legge italiana produce effetti solo tra le parti: deduzione giusta, ma forse fin troppo ovvia se rivolta a una platea come la nostra.
Il problema sono i cosiddetti “effetti collaterali” non giudiziari che la stessa potrebbe provocare su altre situazioni analoghe; certamente il primo effetto è quello del “formarsi una giurisprudenza” oppure quello comunque di “formare un precedente”.
Questi due effetti sono veramente ancora più importanti dell’isolata sentenza, che però ha avuto la prerogativa di fornire una interpretazione giurisprudenziale prima non esistente.

Certamente i Presidenti dei 54 Ordini non dovrebbero “dormire tranquilli” (non tanto per loro ma per i propri iscritti) pensando che “da un momento all’altro” qualche altro collega potrebbe proporre la stessa iniziativa, mettendo quindi in discussione non solo la figura del Presidente, ma l’intera lista eletta che di fatto rappresenta la categoria in loco.
Personalmente, rivestire una posizione che viene dichiarata illegittima da un giudice mi creerebbe certamente insicurezza nel gestire il lavoro che altri mi hanno assegnato; la rappresentanza che comporta un lavoro svolto a tutela di altri deve essere al di sopra di ogni sospetto, in modo particolare se questa rappresentanza è di natura pubblica.

Cosa fare? Personalmente, ritenendo corretto il comportamento adottato dai 54 Presidenti, inviterei:
- il CNDCEC ad agire più a fondo andando oltre alle richieste di interpretazione del Ministero o demandando allo stesso la decisione, provando, se possibile, anche in via giudiziaria una difesa degli stessi;
- i 54 Presidenti ad anticipare una eventuale ulteriore contestazione (pensate se ogni mese leggessimo sui quotidiani di altre sentenze che di volta in volta colpiscono i vari Presidenti) attraverso una chiara difesa di tutti i Presidenti e tutta la categoria che ha partecipato alle elezioni nel rispetto di quanto conosciuto, interpretato e applicato fino ad oggi.
In questo caso il silenzio produce dubbi ed evidenzia insicurezze.


Massimo Giaroli
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio Emilia

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