Insindacabili le valutazioni di strategia commerciale dell’imprenditore
Con l’ordinanza n. 26202, depositata ieri, la Corte di Cassazione ha affermato che un costo è inerente e, quindi, deducibile dal reddito d’impresa se è correlato in senso ampio all’attività in concreto esercitata, senza la necessità che esso sia stato sostenuto per ottenere una determinata componente attiva del corrispondente reddito. A ben vedere, infatti, il concetto di inerenza è nozione di origine economica, legata all’idea del reddito come entità calcolata al netto dei costi sostenuti per la sua produzione, che, nel campo fiscale, si traduce in un risparmio di imposta e in relazione alla cui sussistenza, ove si abbia riguardo a spese intrinsecamente necessarie alla produzione del reddito dell’impresa, non incombe alcun onere della prova in capo al contribuente (in questi termini, cfr. Cass. n. 6548/2012).
Viene in questo modo ribadito l’orientamento già espresso, tra le ultime, dalla Cassazione n. 450/2018, secondo la quale la correlazione tra costo e attività d’impresa può essere anche “indiretta, potenziale” o valutata “in proiezione futura”. In ogni caso, si tratta di un giudizio di carattere qualitativo, che prescinde, in sé, da valutazioni di tipo utilitaristico o quantitativo (Cass. n. 18904/2018).
Inoltre, i giudici di legittimità rimarcano che l’Amministrazione finanziaria può contestare l’incongruità e l’antieconomicità della spesa, elementi che assumono rilievo, sul piano probatorio, come indici sintomatici della carenza di inerenza, pur non identificandosi in essa (cfr. Cass. nn. 18904/2018 e 450/2018).
In ogni caso, detto sindacato non può estendersi a verificare oggettivamente la necessità od opportunità degli oneri sostenuti, sino a compiere valutazioni di strategia commerciale riservate all’imprenditore (in questo senso, già Cass. n. 10319/2015).
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41