Sulla detrazione delle mascherine burocrazia miope
Gentile Redazione,
è proprio vero che alla miopia della burocrazia non c’è limite. Prendo spunto dalla lettera del Collega Augusto Fumagalli in merito a quanto previsto nella circolare n. 11 relativamente alla detraibilità delle spese per l’acquisto delle mascherine protettive (si veda “Burocrazia senza limiti sulla detrazione delle mascherine”). Preso da insano disgusto dalla lettura dello specifico punto della circolare, ma mosso da perversa curiosità, mi sono linkato alla Banca dati dei dispositivi medici sul sito del Ministero della Salute.
Orbene, per identificare se una mascherina è un dispositivo medico e quindi usufruire della detraibilità della spesa, è necessario, dopo l’acquisto, avere a disposizione i seguenti dati del fabbricante (o del mandatario) da inserire sul sito della banca dati:
- almeno tre caratteri della denominazione;
- la partita IVA (o VAT number per le aziende estere);
- il codice fiscale;
- o la nazione.
Provate a reperire questi dati sulle poche mascherine normalmente disponibili a tutt’oggi nelle farmacie... dove l’unico marchio presente è, se va bene, K95.
Però, qualora questi dati non fossero disponibili, si può optare per l’inserimento delle seguenti informazioni:
- almeno tre caratteri del codice catalogo del fabbricante;
- almeno tre caratteri del nome commerciale e modello;
- il tipo dispositivo e l’identificativo di registrazione, attribuito dal sistema BD/RM, ovvero il numero di registrazione attribuito al dispositivo medico nella banca dati Repertorio dispositivi medici. È un identificativo univoco congiuntamente alla sua tipologia;
- almeno un carattere della classificazione CND, ovvero Codice e descrizione della classificazione nazionale dei dispositivi medici associate al dispositivo medico di classe, non valorizzato per i “Sistema o kit Assemblato”;
- almeno tre caratteri della descrizione CND (vedi sopra);
- la classificazione CE ovvero la classificazione CE (DLgs. 46/97 di attuazione della Direttiva Ce 93/42, DLgs. 507/92 di attuazione della Direttiva Ce 90/385) associata al dispositivo medico di classe, non valorizzato per i “Sistema o kit Assemblato”.
Ma non agitiamoci, il Presidente dell’ISS ha affermato che le mascherine si possono anche autoprodurre in casa: e via all’affannosa ricerca di vecchie lenzuola, federe, calzini e mutandoni rigorosamente di cotone. Berciando ai quattro venti, si sequestrano le mascherine che non presentano certi requisiti di affidabilità, poi si consiglia a tutti il “bricolage” del DPI.
Siamo proprio un Paese da operetta…
Roberto Ramazzotto
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Torino
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