Ulteriore sospensione delle elezioni di categoria, una vergogna senza fine
Gentile Redazione,
confesso che mi risulta difficile anche il solo comunicare ai miei iscritti – e ancor di più commentare – questa notizia, l’ennesima in materia nell’ultimo anno. Elezioni per il rinnovo degli organi di categoria ancora una volta sospese su iniziativa di singoli che antepongono il proprio interesse personale a quello generale di categoria, ponendo continui bastoni tra le ruote con ricorsi amministrativi.
L’indignazione e lo scoraggiamento sono al culmine per professionisti che hanno come unico pensiero (non da poco) quello di svolgere al meglio il proprio lavoro, seguendo e rispettando scadenze continue, interpretando norme cavillose, rendendo attuabili nella pratica disposizioni spesso troppo teoriche, interfacciandosi con clienti cui cercano di rappresentare tutto questo per aiutarli a compiere le scelte migliori.
Professionisti che chiederebbero maggior riconoscimento e un minimo di tutela dai propri vertici, da quei rappresentanti nazionali che vorremmo vedere presenti sui tavoli dove si detta l’indirizzo del Paese e si tracciano le norme di nostra competenza per la funzione cruciale di assistenza e affiancamento delle imprese e dei cittadini che quotidianamente svolgiamo.
Tra tutti tali professionisti – permettetemi – i più indignati sono quelli che, oltre a tutto questo, dedicano per impegno gratuito parte del loro tempo per dare un’adeguata rappresentanza a livello locale, con responsabilità, impegno e onore, e che si fanno portavoce ai vertici nazionali delle richieste di colleghi provati e stufi.
E invece, ecco a cosa siamo chiamati ad assistere: scaramucce, teatrini, lotte intestine per arrivare al “posto al sole”.
Una vergogna.
Ahimè, non nuova al vizio italico del litigio, della ricerca del cavillo che norme e regolamenti controversi contengono sempre nelle loro pieghe e che non negano a nessuno un sacrosanto ricorso al TAR.
Pensavo che fossimo diversi, che una categoria che si professa tra quelle leader nella conduzione del Paese (e che in verità lo è) avesse più serietà e fosse scevra da tali bassezze.
Il bello è che tutto questo nasce dalla totale mancanza di rispetto verso le istituzioni di categoria proprio da parte di chi – singolarmente – si propone di rappresentarle.
Cosa insegniamo ai nostri giovani? Giovani in difficoltà, che non si affacciano più a questa professione perché non ci credono. Una professione impegnativa, sì, ma che offre una grande apertura mentale a chi la pratica e una naturale propensione alla risoluzione dei problemi.
Smettetela per favore! È il 99% dei commercialisti italiani che ve lo chiede! L’1% rimanente siete voi che lottate per un posto al sole in prima fila sulla battigia.
Smettetela! Se non volete farlo per quel 99% – vi do un consiglio da “amico” – fatelo per voi: perché quando arriverete a piazzare la vostra sdraio sul posto finalmente conquistato non avrete più davanti un mare chiaro e un cielo azzurro, ma una distesa d’acqua torbida e un cielo buio e senza stelle perché la notte fonda che incombe sulla nostra categoria è alle porte.
Filippo Ravone
Presidente ODCEC Prato
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