Il CNPR approva preventivo 2025 e riforma dello Statuto
Il Comitato dei delegati della Cassa di previdenza dei ragionieri, riunitosi due giorni fa a Bari, ha approvato l’assestamento di bilancio 2024 e il bilancio preventivo 2025, dando anche il via libera alla riforma dello Statuto.
Quest’ultima delibera, che prevede il cambio di denominazione sociale dell’ente e la riorganizzazione degli organi rappresentativi, aveva fatto discutere, al punto che due settimane fa è stata anche presentata un’interrogazione parlamentare sul tema (si veda “Interrogazione parlamentare sulla riforma dello Statuto della CNPR” del 15 novembre).
Al centro delle polemiche la nuova figura del Presidente, che verrebbe eletto direttamente dall’assemblea dei delegati e diventerebbe un organo a sé stante rispetto al consiglio di amministrazione, e la norma transitoria secondo cui per il solo Presidente il computo dei mandati (che non possono essere superiori a tre) partirebbe successivamente all’entrata in vigore della riforma, azzerando quelli già fatti (si veda “La CNPR al lavoro per la riforma del proprio Statuto” del 6 novembre).
“C’è stato un confronto – spiega a Eutekne.info il Presidente dell’ente, Luigi Pagliuca –, ci sono stati voti contrari e astenuti, ma alla fine è stata confermata la volontà di lasciare all’Assemblea la possibilità di mantenere l’attuale timone. Se non avessimo cambiato lo Statuto, fra due anni questa possibilità non ci sarebbe stata. È stata ribadita la piena legittimità dell’operazione, mantenendo l’orientamento di fondo, che è quello di garantire che la governance non rimanga cristallizzata. Di fatto, sarà così, perché chi all’interno del Consiglio di Amministrazione avrà raggiunto i tre mandati non potrà più ricandidarsi e non è possibile pensare che il Presidente sia sopra in Consiglio”. Ora la delibera sarà vagliata dai Ministeri vigilanti (MEF e Lavoro), chiamati a dare il via libera definitivo alla riforma.
Quanto, invece, ai documenti contabili, il budget assestato 2024 sottoposto all’approvazione dell’assemblea rileva un risultato al lordo delle poste di rettifica, iscritte all’insegna della prudenza, positivo per 100,70 milioni di euro e un risultato netto positivo di 22,35 milioni. Le rettifiche sono legate all’incremento di 7 milioni della svalutazione delle attività finanziarie, che esprimono un dato assestato di 46 milioni, e all’incremento della svalutazione dei crediti verso iscritti per 5,3 milioni, che portano la svalutazione dei crediti iscritti nell’attivo circolante a 32,20 milioni.
Si registra una leggera crescita delle entrate contributive, pari a 12,7 milioni, che porta l’assestamento delle entrate per contributi a 328,97 milioni, a fronte di una morosità che al mese di ottobre era di poco inferiore al 15% rispetto all’accertamento della contribuzione dovuta. La spesa per le prestazioni previdenziali e assistenziali si assesta a 283,2 milioni, con un incremento di 5,4 milioni, a cui si aggiungono 8,15 milioni per prestazioni assistenziali.
Il bilancio preventivo per l’esercizio 2025 stima, invece, un risultato al lordo delle rettifiche di valore di 107,24 milioni, con un risultato netto positivo di 31,96. La contribuzione, stimata in aumento per l’adeguamento all’inflazione, è attesa 348,36 milioni ed è riferita a una popolazione tra iscritti attivi e pensionati che proseguano l’attività di 27.054 soggetti. L’adeguamento all’inflazione, però, farà crescere anche le prestazioni previdenziali, che peseranno per 291,4 milioni a fronte di una platea di pensionati stimata in 12.500 unità (con un incremento di 440 prestazioni), con un maggior costo rispetto al budget assestato di 8,2 milioni di euro.
L’ente sta proseguendo le iniziative dirette alla regolarizzazione delle posizioni contributive, con l’intensificazione di azioni esecutive riguardanti le annualità contributive fino al 2021, che hanno già portato all’invio di oltre 8 mila decreti ingiuntivi. La svalutazione, che alla fine del 2025 registrerà l’ammontare complessivo di 278,98 milioni di euro, non consiste, scrive l’ente nella nota stampa diffusa ieri, nella rinuncia al recupero, che prosegue nei confronti di tutti i debitori. È una posta contabile che intende tutelare il rischio di inesigibilità derivante dal consolidarsi di posizioni accumulate negli anni, e anche eliminare dal bilancio tecnico le influenze che i crediti – potenzialmente non esigibili – possono avere.
Sempre nella giornata di ieri, è stata posta all’esame dell’assemblea una proposta di modifica delle aliquote contributive soggettive minime e massime, che prevede un graduale innalzamento dall’attuale 15% fino ad arrivare al 18% al terzo anno successivo all’approvazione da parte dei Ministeri vigilanti. L’aliquota massima, invece, passerebbe dall’attuale 25 al 40%.
Tale proposta di modifica, continua l’ente nella nota stampa, “ha come scopo il miglioramento dell’adeguatezza delle prestazioni future, atteso che i nuovi iscritti godranno del solo regime contributivo di liquidazione della futura prestazione”.