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Martedì, 6 maggio 2025 - Aggiornato alle 6.00

ECONOMIA & SOCIETÀ

Lieve rialzo dei tassi in attesa della riunione Fed

Complessivamente i dati e alcune «voci» di possibili accordi sui dazi hanno condotto a un rialzo di circa 3-5 centesimi sia sui tassi Usa, sia su quelli Ue

/ Stefano PIGNATELLI

Martedì, 6 maggio 2025

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La settimana appena trascorsa ha visto la pubblicazione di importanti dati macro. La crescita degli occupati negli Stati Uniti è rallentata marginalmente nel mese di aprile, ma le prospettive per il mercato del lavoro si fanno sempre più cupe, con l’aggressiva politica tariffaria che aumenta l’incertezza economica. Gli occupati non agricoli sono aumentati di 177 mila unità il mese scorso (attese 130 mila). Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 4,2% (segui tassi e valute su www.aritma.eu).

L’economia statunitense ha subito una contrazione nel primo trimestre, appesantita da un’ondata di beni importati da società desiderose di evitare costi più elevati. Il Pil è diminuito a un tasso annualizzato dello 0,3% nel primo trimestre; le attese erano per +0,3%. L’indagine, tuttavia, si è conclusa prima che i dati mostrassero che il deficit del commercio di beni ha toccato un massimo storico a marzo in un contesto di importazioni record, dato che se fosse stato conosciuto avrebbe spinto i previsori a rivedere al ribasso le stime del Pil.

L’inflazione nell’Eurozona rimane stabile al +2,20% su base annua in aprile. Tuttavia, l’indice “core” accelera dal 2,40% al 2,70%, trainato da un aumento dei prezzi dei servizi (dal 3,50% al 3,90%). Continua il calo dei costi energetici.
Resta probabile comunque che nei mesi estivi si possano vedere livelli inferiori al 2% seppur momentaneamente. Il forte aumento dei prezzi dei servizi potrebbe probabilmente rafforzare le richieste di rallentare il ritmo di allentamento monetario Bce prima che vi siano prove decisive del raggiungimento dell’obiettivo.
Per ora un altro taglio dei tassi a giugno è quasi certo così come un’altra mossa prima della fine dell’anno, che porterebbe il tasso di deposito della Bce all’1,75%; livelli inferiori sono solo abbozzati.

L’economia della zona euro è cresciuta più del previsto nel primo trimestre, iniziando il 2025 con una nota modestamente positiva, una valuta in rialzo e il deterioramento del sentiment delle imprese: Pil +0,4%, attese 0,2% grazie soprattutto alla rapida crescita della Spagna. Tuttavia, la tendenza di fondo è stata significativamente più debole, in quanto i dati sono stati distorti da un’espansione del 3,2% in Irlanda, trainata in gran parte dall’attività delle grandi aziende straniere con sede nel Paese per motivi fiscali. La Germania è cresciuta solo dello 0,2%, mentre la Francia si è espansa dello 0,1% e l’Italia dello 0,3%, fattore che suggerisce che, escludendo l’Irlanda, il blocco sia cresciuto intorno allo 0,2% atteso.
Complessivamente i dati e alcune “voci” di possibili accordi sui dazi hanno condotto a un rialzo di circa 3-5 centesimi sia sui tassi Usa, sia su quelli Ue. Il Bund 10 è al 2,52% (+5), il Bond Us 10 al 4,31% (+6). Irs 10 al 2,49% (+2). Si increspano quindi lievemente le attese per l’Euribor 3 mesi: per fine anno il Future indica 1,71% (+5 rispetto a una settimana fa) dal fixing attuale di 2,15%.

La complessità rende i dati più difficili del solito da decifrare. Molto dipende dal momento in cui sono stati raccolti. Se un dato è decisamente sopra le attese, c’è il dubbio che le imprese e i consumatori abbiano cercato di accaparrarsi materie prime e prodotti prima dell’entrata in vigore dei dazi. Quando un dato è invece inferiore alle attese, come nel caso del Pil americano, può essere guardato il dato complessivo (negativo) o quello relativo alla domanda finale interna in linea con i trimestri precedenti.

I dati pubblicati finora si riferiscono ancora al periodo che precede l’introduzione dei dazi. L’introduzione a breve ha aumentato l’incertezza con calo degli indicatori di fiducia, ma non ha ridotto la spesa complessiva di famiglie e imprese mentre le ha indotte a spendere in modo diverso (costituzione di scorte). L’economia potrebbe aver performato meglio di quanto dicano i dati ufficiali: un segnale in tal senso arriverebbe dall’andamento più che discreto degli utili delle società riferiti al primo trimestre, che sono in corso di pubblicazione. Questo andamento sembra in contrasto con la recessione a cui allude la lettura del Pil Usa. La Fed in settimana darà la sua interpretazione (atteso Fed Fund fermo al 4,25-4,50%).

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