Per i colleghi pensionati benessere insostenibile a spese dei giovani
Caro Direttore,
ho avuto occasione di leggere l’intervento dell’illustre collega Lino De Vecchi, già consigliere nazionale e presidente di Ordine, a proposito del contributo di solidarietà imposto dalla Cassa di Previdenza (si veda “Vi spiego perché mi sono opposto al contributo di solidarietà” del 6 dicembre 2010).
Pur con la mia scarsissima padronanza dei meccanismi previdenziali e contributivi, ritengo doveroso dissentire in toto dalle dissertazioni del collega sul punto.
Qualificando la tematica in questione tra le cose più ineleganti scritte negli ultimi tempi a proposito della nostra professione, ricordo al collega un dato: mi risulta che chi può usufruire appieno di una pensione calcolata con il sistema retributivo (quindi tutti i colleghi più anziani) recupera mediamente con 10-20 mesi di pensione la totalità dei contributi soggettivi versati durante l’intera vita professionale. Chi invece non potrà usufruire per nulla di una pensione calcolata con il sistema retributivo (quindi tutti i colleghi più giovani) recupera mediamente con 25-30 anni (anni, non mesi!) di pensione la totalità dei contributi soggettivi versati durante l’intera vita professionale.
C’era proprio bisogno di tutte queste riflessioni e sottili distinguo del collega De Vecchi per dimostrare il suo buon diritto di opporsi (come ha fatto insieme ad altri, mi pare, circa 200 “benemeriti” della professione) all’applicazione “dell’odioso balzello” ipocritamente denominato “contributo di solidarietà”? Grazie anche alle sue acute riflessioni e iniziative si è potuto finalmente smascherare il perfido disegno mirante a trovare, come testualmente e acutamente affermato, “un nemico sul quale scaricare le preoccupazioni dei giovani per una copertura previdenziale insufficiente”. E adesso, avendo l’illustre collega vinto questa battaglia di principio assieme ad un manipolo di altri valorosi (magari un po’ meno gagliardi di un tempo) si accinge a elargire la sua beneficienza finalmente libero da infingimenti o illegittime imposizioni.
Mi rivolgo così direttamente a lui per chiedergli: è vero o no che con pochi mesi di pensione hai avuto la “spudorata fortuna” di recuperare la totalità dei contributi soggettivi versati durante l’intera vita professionale? E perché un giovane che si avvicina alla professione deve augurarsi di vivere fin quasi a 100 anni per recuperare la totalità dei contributi soggettivi versati durante l’intera vita professionale?
Il tuo spiccato e incomprimibile senso di giustizia, la tua indomita avversione ai soprusi, il tuo rifuggire da ogni ipocrisia ed egoismo ti vedranno ancora protagonista sulle barricate per eliminare questa evidente iniquità generazionale?
Riconosciamo tutti, ovviamente me compreso, ma almeno senza le amenità surreali prima criticate, che nella nostra Italia le generazioni più anziane, ovviamente non solo nell’ambito della nostra previdenza professionale, si stanno facendo finanziare un benessere al di sopra del livello di sostenibilità, sottraendolo ai propri discendenti.
Tutto questo non è profondamente ingiusto, è vergognoso!
Alessandro Steiner
Ordine dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili di Bolzano
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