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OPINIONI

Il nuovo regolamento elettorale della CNPADC è un’occasione perduta

Approvata lo scorso 28 luglio, la riforma fissa un tetto di 150 unità all’Assemblea dei delegati, peggiorandone la distribuzione territoriale

/ Massimo CONIGLIARO

Martedì, 2 agosto 2011

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Pubblichiamo l’intervento di Massimo Conigliaro, Componente dell’Assemblea dei Delegati CNPADC nonché Vice-presidente dell’Associazione Nazionale Dottori Commercialisti (ANDOC).


L’Assemblea dei Delegati della Cassa di Previdenza dei Dottori Commercialisti ha approvato, il 28 luglio scorso, la riforma del regolamento elettorale. L’esigenza di tale modifica – avvertita dal CdA – è stata quella di prevedere che soltanto il cosiddetto “Mondo Cassa Pieno” (e cioè gli iscritti che pagano il contributo soggettivo) concorresse alla determinazione delle circoscrizioni elettorali e all’attribuzione dei delegati per ogni circoscrizione. Fino ad oggi, infatti, all’attribuzione dei seggi concorrevano tutti gli iscritti, a prescindere da eventuali esoneri dal pagamento dei contributi. Si badi bene: non stiamo parlando dell’elettorato attivo e passivo, che è sempre stato attribuito al “Mondo Cassa Pieno”, ma soltanto della determinazione delle circoscrizioni elettorali e dell’attribuzione dei delegati per ogni circoscrizione.

Tale dato, secondo le indicazioni fornite, incide nella composizione dell’attuale Assemblea dei Delegati per circa venti unità: in pratica, venti delegati appartengono a una circoscrizione che, con il diverso sistema di computo, non sarebbe la stessa. Chi guadagna? Chi perde? Qualcuno dice che non è importante, ma occorre guardare all’applicazione del principio a prescindere dai suoi effetti. Sul punto, però, ho qualche perplessità: sarebbe come legiferare senza preoccuparsi di quali conseguenze reali abbia una norma nel contesto di riferimento. In ogni caso, è stato dimostrato che la distribuzione territoriale dei delegati non sarà più la stessa.

È stato inoltre fissato un tetto di 150 unità all’Assemblea dei Delegati. Oggi siamo 143, senza la modifica saremmo arrivati nella prossima tornata elettorale a 168, in virtù dell’incremento degli iscritti. È previsto, infatti, un delegato ogni 450 iscritti, con l’attribuzione comunque di un seggio a ogni circoscrizione che conti almeno 225 iscritti.

Il dibattito in Assemblea è stato vivace. Da una parte, i rappresentanti delle circoscrizioni elettorali più grandi hanno rivendicato il diritto ad avere più delegati (oggi Roma ne ha 13, Milano 10, Napoli 7); dall’altra, i delegati delle circoscrizioni più piccole, che hanno rivendicato il diritto ad averne almeno uno. Basti pensare che, attualmente, 29 delegati rappresentano due o più Ordini, mentre Roma, Milano e Napoli cumulano insieme 30 delegati.

Ho fatto notare che la solidarietà è uno dei principi basilari di una Cassa di Previdenza. Anche nel nostro ente sono previsti numerosi interventi assistenziali per aiutare chi ha bisogno, per venire incontro a chi ha difficoltà, per fornire servizi agli iscritti. E non c’è dubbio che avvicinare la Cassa ai singoli iscritti sia una delle finalità che il nostro ente deve perseguire. Altrimenti, come spiegare il ruolo del “Delegato”? Già il nome lascia intendere il compito dello stesso sul territorio.

Respinta la proposta di correttivo al sistema di attribuzione dei seggi

Si poteva eliminare la previsione del tetto dei 150 delegati, consentendo una più diffusa rappresentanza degli iscritti. È stato osservato che l’Assemblea sarebbe stata “ingestibile” con un numero elevato e indefinito di componenti. Sarebbe stato così? Chissà. Allora ho proposto, banalmente, di prevedere un correttivo al sistema di attribuzione dei “seggi”, prevedendo una migliore distribuzione territoriale dei delegati, chiedendo un sacrificio a chi ha di più (in termini di numero di delegati) in favore di chi ha di meno. Basti pensare che oggi una Regione estesa e mal collegata come la Sicilia ha dieci delegati – come Milano, meno di Roma – con una distanza iscritto-delegato frutto spesso di disagio e che, in ogni caso, viene avvertita come lontananza dall’ente Cassa.

Il Consiglio d’Amministrazione non ha ritenuto meritevole di accoglimento tale principio e ha messo ai voti un regolamento che non tiene conto di tale esigenza. Si dirà che l’Assemblea è sovrana. È vero. Quella dei Delegati della Cassa di Previdenza dei Dottori Commercialisti ha approvato il regolamento per due voti, con il voto favorevole di due Consiglieri d’Amministrazione e due Sindaci che rivestono il doppio ruolo di Delegati e Consiglieri: il nuovo regolamento, approvato anche dai suddetti, non consente più il doppio ruolo, prevedendone l’incompatibilità. Questioni di stile e opportunità avrebbero richiesto quantomeno l’astensione.

In conclusione, il dato formale ha visto prevalere i sì e la riforma è stata approvata. Il dato politico si può leggere come una sconfitta del Consiglio d’Amministrazione. A me è sembrata, in ogni caso, un’occasione perduta.

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