Crisi d’impresa: un «sistema di allerta» contro la logica punitiva del fallimento
Caro Direttore,
trovo molto interessante il dibattito che si sta aprendo sulle colonne di questo quotidiano: mi sembra dimostri che anche la nostra categoria, se chiamata, può dare un contributo notevole allo Zefiro di novità che sta attraversando il Paese.
Condivido la proposta del collega Walter Marazzani (si veda la recente lettera “Le riforme necessarie in un sistema fondato sugli imprenditori”) sull’auspicabile istituzione di una procedura di allerta per il risanamento dell’impresa.
Lavoro nel Nordest e conosco le imprese del mio territorio: la maggior parte ha, come si dice oggi, i fondamentali sani (e credo che questo giudizio possa facilmente estendersi alle imprese di altre aree economiche importanti del Paese).
Quando entrano in crisi vanno ripensate e risanate se, ovviamente, hanno il prodotto, la struttura produttiva, la rete vendita e il management (ma quest’ultimo elemento è possibile trovarlo); a volte vanno ridimensionate, potate, per poi poter crescere nuovamente.
Credo però che, oltre ad un auspicabile strumento normativo, oltremodo necessario, sia indispensabile il tempestivo intervento di tutti gli attori chiamati in causa nella crisi dell’impresa (imprenditori, associazioni industriali, professionisti, sistema bancario e, non ultime, istituzioni pubbliche).
Questi interlocutori vanno coinvolti in un nuovo sistema di salvataggio dell’impresa.
Ho tralasciato di proposito il ceto creditorio, perché interlocutore notoriamente assente (anche se in teoria esistente), mentre ritengo che i lavoratori debbano essere interessati, ma in un secondo momento, ovvero da quando si accerta che l’impresa abbia le caratteristiche per poter essere risanata.
Segnalo che la Regione Lombardia ha deliberato l’istituzione di una Rete di Affiancamento dell’Impresa in Difficoltà (RAID), che analizza e propone un nuovo approccio al problema.
Il sistema di “allerta” può funzionare solo se, nel momento in cui si manifestano i primi segnali di crisi, vi è la consapevolezza che quegli stessi segnali non vanno trascurati, così da poter intervenire immediatamente.
L’imprenditore in questa fase non è ancora affetto dalla sindrome “pre-fallimentare” e potrebbe avere la lucidità per chiedere aiuto. Non sempre, però, questo accade.
Il primo soggetto esterno che viene a conoscenza del problema è sicuramente l’Associazione Industriali di riferimento, che viene chiamata a risolvere questioni sindacali o creditizie. Il sistema di allerta si deve attivare proprio in quel momento. Finora le associazioni stanno rispondendo per risolvere il problema specifico (cig, mobilità oppure accesso al credito attraverso i confidi), ma non vanno oltre. E invece dovrebbero e, insieme a noi professionisti, dovrebbero farsi promotrici di questa rete di salvataggio. Non rivali, ma alleate, perché abbiamo (e avremo sempre) ruoli diversi.
Il secondo soggetto che potrebbe avere consapevolezza della crisi è il professionista, ma non tutti abbiamo esperienza di gestione della crisi d’impresa. Come noto, molti colleghi sono “ammalati” di fiscalità. Anche in questo caso, attivare il sistema di allarme è fondamentale, a volte facendosi da parte o affiancando chi ha già esperienza.
Anche il sistema bancario, che fino a poco tempo fa ha “drogato” le imprese con facili concessioni di credito, una volta percepiti i primi segnali, deve imparare a guardare oltre la semplice difesa del proprio credito, perché solo il salvataggio dell’impresa consente di ottenere risultati nel tempo.
Il sistema di allerta oggi non funziona perché non esiste, al momento, un istituto che permetta di lavorare sul risanamento con tempi adeguati e senza subire il “ricatto” dei creditori che, anche giustamente dal loro punto di vista, vogliono risposte più spesso volte alla tutela del proprio credito che al salvataggio dell’impresa.
La procedura di allerta andrebbe gestita ai margini di un iter giudiziale, con la pubblicità necessaria.
Ipotizzerei uno strumento che:
- consenta di creare una finestra protettiva temporale (durata 60 giorni), durante la quale qualsiasi azione dei creditori sia inefficace nei confronti del debitore;
- permetta di predisporre un piano di risanamento da sottoporre al giudizio di un organo indipendente (e non ai creditori), che dovrebbe approvarlo entro i successivi 30 giorni;
- preveda un congelamento dei debiti.
Qualora venga approvato dall’organo indipendente, darei un tempo minimo di sei mesi e massimo di un anno per raggiungere l’accordo con i creditori e poter iniziare il risanamento, prevedendo il riconoscimento del privilegio per i debiti sorti in questi periodi e garantendo altresì la protezione da azioni revocatorie. L’organo indipendente dovrebbe vigilare sulla gestione.
Il nuovo istituto deve pertanto consentire al management di prendere anche decisioni difficili, magari non sempre le migliori (ovviamente stiamo parlando di operazioni legittime), prevedendo una sorta di ombrello protettivo che consenta di risanare l’azienda.
Ma i nostri giudici fallimentari e i professionisti sono pronti per affrontare questa sfida? Io penso di sì, ma l’impianto normativo di questo nuovo sistema di risanamento deve partire dalla consapevolezza che la crisi dell’impresa è una fase fisiologica; la logica “punitiva” del fallimento va rivista, come va ripensato anche l’approccio dei professionisti impegnati nella materia fallimentare. Troppo spesso colleghi abituati più a calcare i corridoi dei tribunali che quelli delle aziende, al momento di occuparsi del fallimento analizzano al microscopio (che spesso fa perdere una visione generale) decisioni o circostanze che, col senno di poi, potevano essere prese in modo diverso o evitate; ma è facile giudicare seduti davanti al televisore una gara di formula uno, senza aver mai provato a guidare un’auto.
Ovviamente, sono solo spunti per una riflessione che deve, prima di tutto, coinvolgere le istituzioni pubbliche: l’encomiabile sforzo della Regione Lombardia, senza adeguati strumenti giuridici, non porterà purtroppo molto lontano.
Mario Conte
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso
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