Con l’accorpamento delle Province, cosa succederà alle Commissioni tributarie?
Caro Direttore,
in questi giorni, tra le altre cose, si parla di riforma delle Province, e tra abolizioni, accorpamenti, compravendita di Comuni confinati così da integrare i requisiti di popolazione e superficie previsti dalla riforma e via dicendo, la classe politica riesce ancora una volta a dare dimostrazione di un’incapacità sostanziale di gestire in modo razionale la cosa pubblica.
Se da una parte l’accorpamento, o razionalizzazione che dir si voglia, consentirebbe un risparmio di costi di gestione, non ho letto (ma forse sono io che sono distratto) che cosa potrebbe accadere in alcuni settori con i quali quasi quotidianamente abbiamo a che fare in quanto commercialisti.
Ad esempio, nel contenzioso tributario, le Commissioni di primo grado sono istituite presso i Capoluoghi di Provincia (art. 1 del DL 545/1992), tant’è che prendono il nome di Commissioni tributarie provinciali; per restare nell’ambito della nostra quotidianità, proseguiamo con le CCIAA, che sono istituite anch’esse presso i Capoluoghi di Provincia, (art. 1, comma 2 della L. 580/1993) e, presso ciascuna CCIAA, è istituito il Registro delle imprese (art. 8 della L. 580/1993).
A questo punto la domanda sorge spontanea: a partire dal 1° gennaio 2013 (cioè tra poco meno di 50 giorni) dove si depositeranno i ricorsi tributari, le pratiche al Registro delle imprese o le denunzie al REA ?
L’impressione è che, se il periodo transitorio verrà gestito così com’è stato gestito il passaggio del Registro dei revisori, c’è da star freschi.
Alessandro Lini
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pisa
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