ACCEDI
Venerdì, 9 maggio 2025 - Aggiornato alle 6.00

EDITORIALE

Il DURT e gli adempimenti che non si vogliono cancellare

/ Giancarlo ALLIONE

Giovedì, 25 luglio 2013

x
STAMPA

download PDF download PDF

Nel corso dell’ultima campagna elettorale, qualche collega facilmente impressionabile si era anche preoccupato. Di fronte alle folle oceaniche che solo lui riesce a radunare, Beppe Grillo era stato tranchant: per quale motivo devo pagare il commercialista? Mi arriva dall’Agenzia delle Entrate la dichiarazione già compilata, schiaccio un tasto e tanti saluti.
In effetti, una semplificazione così fantasmagorica, al di là di pochi sommissimi maestri della professione, qualche problema ce l’avrebbe creato.

È passato qualche mese e ci sentiamo di lanciare un messaggio rasserenante anche ai colleghi più ansiosi.
Basta leggere come il Ddl. di conversione del decreto “Fare”, sulla base di un emendamento presentato dai 5 stelle, ha interpretato la responsabilità solidale negli appalti per capire che gli adempimenti avranno lunga vita.

Via le certificazioni inutili da rendere al committente, finalmente un portale nel quale far confluire “i dati contabili e i documenti primari relativi alle retribuzioni erogate”. Come evidenziato ieri (si veda “Per la responsabilità solidale negli appalti arriva il DURT” del 24 luglio), la responsabilità solidale negli appalti si evita se il subappaltante dichiarerà tutto all’Agenzia delle Entrate e questo “tutto” risulterà certificato nel nuovo portale (così negli anni Novanta venivano chiamati i siti internet).

Nell’attesa che qualcuno ci spieghi cosa sono i documenti primari (i cedolini, i bonifici di pagamento?) relativi alle retribuzioni erogate, proviamo ad immaginare l’impatto dell’adempimento sui subappaltori o almeno su buona parte di essi.
Parliamo di una categoria scarsamente presente sul web, ma massicciamente presente nei cantieri.
Si occupa di demolire muri, smaltire macerie, fare intonaci e pavimentazioni, realizzare impianti, posare cavi per le strade ad agosto per non creare troppo problema al traffico cittadino, ecc.
Molto raramente ci capita di vedere i subappaltatori al lavoro con tablet o smartphone.
Rappresentano, senza enfasi, la parte migliore del nostro Paese, quella che si alza alle cinque del mattino e manda avanti la baracca, crisi permettendo, sperando che qualcuno prima o poi li paghi, specie se in cima alla catena di comando c’è un ente pubblico.

Ora questi nostri concittadini, se vorranno lavorare ed essere pagati, dovranno essere iscritti ad un sito che darà loro il certificato di contribuenti onesti e in regola con tutti i versamenti, ovviamente a condizione che trasmettano tutta la loro documentazione contabile all’Agenzia delle Entrate. Un piccolo comma su come faranno ad esserlo coloro che hanno avuto la ventura di lavorare indirettamente per lo Stato, con un committente che non prende soldi da un anno e non sa come pagarli, sarebbe stato illuminante.

Comunque, sul perfetto funzionamento della tecnologia nella Pubblica Amministrazione, noi commercialisti abbiamo un’esperienza ultradecennale, ribadita recentemente dall’iscrizione online al Registro dei revisori legali. Non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Quando tutto sarà pronto, tra sei mesi come richiesto dalla norma, è molto probabile che, tra un cubetto di porfido e un’intonacatura, i nostri clienti subappaltatori vorranno richiedere il PIN, autenticarsi e mandare i dati all’Agenzia delle Entrate.

Ma esiste anche la trascurabile eventualità che questo lavoro venga richiesto a noi, con buona pace dei proclami elettorali che ci volevano intermediari inutili.
In questa remota circostanza, potremo affrontare la questione in due modi:
- come sempre, facendoci carico degli oneri e delle frustrazioni dei nostri clienti, provvedendo al nuovo adempimento telematico, senza colpo ferire e senza farci pagare,
- oppure facendoci pagare, tutti e adeguatamente, il tempo che perderemo dietro le autenticazioni, le sessioni scadute, gli avvisi di irregolarità, la documentazione in ritardo.

Lascio dire a voi che cosa farebbe un gruppo eterogeneo di individui che fanno lo stesso lavoro e cosa farebbe invece una categoria vera.

TORNA SU