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LETTERE

Imposta sostitutiva sui finanziamenti alla prova della burocrazia

Lunedì, 28 aprile 2014

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Spettabile Redazione,
prendendo spunto dalle recenti modifiche previste dal decreto “Destinazione Italia” in tema di imposta sostitutiva sui finanziamenti, ho avuto una prima occasione di applicazione della nuova normativa per un finanziamento richiesto da un cliente ad una banca. Trattandosi di un finanziamento chirografario a medio/lungo termine di importo non elevatissimo, avevo consigliato al cliente di chiedere alla banca la non applicazione dell’imposta sostitutiva; per tale finanziamento infatti non ci sarebbe stata imposta di bollo (regolazione in c/c) né imposta di registro (se non in caso d’uso); quindi si sarebbe scontato zero euro in luogo dello 0,75%.

Accompagno quindi il cliente in banca e chiedo al direttore l’opzione per l’imposizione ordinaria, fornisco anche diligentemente copia di qualche articolo di stampa pubblicato sull’argomento. In filiale (ovviamente, mi viene da dire) nessuno sapeva ancora alcunché in merito a questa novità; il direttore pertanto si è riservato di sentire l’uffico legale e farmi sapere qualcosa.

La risposta mi ha lasciato a bocca aperta, oltre a farmi anche un po’ cadere le braccia; quello che mi hanno risposto, in sostanza, è stato: “Dottore, Lei ha pienamente ragione; ma siccome nell’eventualità di una controversia si manifesterebbe il «caso d’uso» e a quel punto il cliente non mi pagherebbe certo l’imposta per provvedere alla registrazione, se optate per la tassazione ordinaria siamo costretti, in via cautelativa, a prendervi subito i 200 euro dell’imposta di registro e registrare il contratto”.

A quel punto, la soddisfazione per aver fatto una bella figura col cliente facendogli (credevo) risparmiare qualcosa, ha lasciato il posto allo scoramento per aver visto questa novità infrangersi contro il muro della burocrazia e dell’eccesso di cautele creato dagli uffici legali delle banche; abbiamo quindi chinato il capo ed accettato nostro malgrado la sostitutiva (decisamente inferiore a 200 euro).

Qual è la morale di questa storia? Che evidentemente anche quei pochi provvedimenti che potrebbero dare un minimo aiuto ad operatori economici che stanno dando fondo alle ultime energie per restare in piedi, sono spesso destinati a cozzare violentemente con la mentalità zelante e retrograda di chi vuole sempre essere più realista del re; quando non ci si mette la Pubblica Amministrazione ci sono sempre le banche e gli altri soggetti cosiddetti forti pronti a mettere i bastoni tra le ruote.

E la considerazione conclusiva che mi viene di fare è che se davvero non si agisce in profondità contro questa mentalità, la “Destinazione” della nostra povera Italia non potrà essere che quella del baratro.


Alessandro Lumi
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pistoia

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