Undici proposte al Premier Renzi per incrementare le entrate
Tra le misure, si potrebbe allargare la deducibilità o la detrazione di certi oneri per le persone fisiche, peraltro limitandole al 10% o al 20%
È impossibile far quadrare quello che non quadra, nonostante l’ottimismo dialettico e le promesse del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
La brutta storia della TASI e delle imposte sugli immobili, il cui effetto è stato, oltre che una gran confusione, una drastica svalutazione del valore degli immobili degli Italiani, molto peggio di un’imposta patrimoniale, lo dimostrano appieno.
Gli annunciati tagli dell’IRAP e dei contributi per i neo-assunti non sono neutri: comportano l’aggravamento delle imposte sulle Casse di previdenza private, la revisione del regime dei minimi e tagli alle Regioni; che risparmino loro.
Il TFR in busta paga sa di frutto avvelenato, Renzi è come la strega cattiva: se hai bisogno di quattrini, se sei in ristrettezze finanziarie, chiedi il TFR in busta paga, senza possibilità di ripensamento, ma intanto paga le imposte in anticipo e in misura normale, più elevata. E questo potrebbe comportare un maggiore introito per l’Erario di circa 4 miliardi di euro. Anche qui, però, solo per i dipendenti privati, ché per quelli pubblici l’anticipazione è negata; che le imprese anticipino pure, che i soldi se li trovino loro, lo Stato no (tra l’altro, è evidente l’incostituzionalità della norma per disparità di trattamento).
Il Ddl. di stabilità contiene una clausola di salvaguardia, come da qualche tempo si fa: se le cose non vanno come previsto (e come potrebbero?) ci sarà un nuovo aumento dell’IVA, non solo quella al 10%, ma anche quella del 22% (che era aumentata proprio per effetto di una clausola di salvaguardia), anche se in modo diluito, e delle accise.
La spending review dello Stato il Premier pare di fatto averla già accantonata, al di là dei proclami, in quanto la politica è debole, quasi inerte, su questo punto. I nuovi annunci di tagli si susseguono, sono più che ricorrenti, salvo poi verificare che non si taglia nulla e, anzi, la spesa complessiva aumenta.
Allora, visto che le spese non le riduce nemmeno Renzi, ecco 11 suggerimenti operativi limitati alle entrate.
Certo, è sconfortante trovarsi a dover suggerire cose di questo tipo, ma qualcosa potrebbe essere attuato:
- limitare le agevolazioni in agricoltura per il vino: si dovrebbe porre un limite massimo di fatturato per la tassazione delle aziende agricole (imprese individuali e società semplici) in base al reddito agrario. L’attuale utilizzo di questa agevolazione appare infatti del tutto improprio. Un caso per tutti: molte tra le più importanti cantine vitivinicole italiane vendono a prezzi elevati, ovviamente loro vini di qualità, senza legittimamente pagare le imposte, limitate dal riferimento al reddito agrario per le società semplici che gestiscono il business per conto dell’impresa commerciale. È da limitare l’agevolazione ad un certo fatturato; ad esempio, fino a 100.000 euro di fatturato, tasse in base al reddito agricolo. Oltre, applicazione delle norme comuni, come per tutti;
- redditometro: nel modello UNICO, prevedere una riga ove dichiarare un reddito da redditometro, senza particolari specificazioni. Chi oggi volesse magari ravvedersi non sa infatti dove dichiarare un reddito senza natura specifica. Tanto, che male farebbe, a dichiarare? Paga le imposte, e almeno fino a un certo limite è coperto, anche se manca un riferimento specifico ad una tipologia di reddito. Le entrate aumenterebbero, anche se non di molto;
- detrazioni 10%: si potrebbe allargare la deducibilità o la detrazione di certi oneri per le persone fisiche, peraltro limitandole al 10% o al 20%. Ci sarebbe più interesse a richiedere le fatture per prestazioni/acquisti deducibili. Pare invece che prima o poi le detrazioni/deduzioni siano destinate a ridursi drasticamente;
- pagamento in anticipo delle imposte: perché non consentire il pagamento delle imposte in via anticipata, concedendo uno sconto pari al tasso dei Bot o dei Btp? I contribuenti potrebbero scegliere se investire le loro risorse nel debito dello Stato o in altri modi, oppure in imposte anticipate; nel corso degli anni, poi, attingerebbero dal loro “tesoretto”. In Belgio, ormai circa 20 anni fa, così è stato fatto, non sappiamo peraltro con che esito. Il tutto potrebbe essere forfetizzato con uno sconto dell’1% o 1,50%, poca cosa, ma pur sempre apprezzabile;
- una tassa sui trasporti: si potrebbero tassare i trasporti, di persone e cose, favorendo il Km zero. I trasporti inquinano e necessitano di investimenti elevati, per le infrastrutture. Pare assurdo mangiare frutta fuori stagione. E viaggiare lontano, quando poco si conosce della propria nazione. Certo ci saranno proteste, ma la logica sarebbe rispettata, con una tassa sui trasporti, di persone e cose;
- rivedere il trattamento fiscale riservato alla Chiesa: ci si riferisce all’IMU, alla TASI, alla parziale esenzione IRES e a contributi vari. Nessuno ha il coraggio di rivedere il trattamento agevolato della Chiesa?;
- trasformazione agevolata delle società: consentire a regime la trasformazione agevolata delle società commerciali in società semplici;
- agevolare le assegnazioni ai soci di società che si sciolgono: prevedere a regime l’assegnazione agevolata ai soci, non solo in caso di liquidazione della società;
- tasse sui beni: ogni epoca ha le sue tasse, da sempre. Si cambia il modo di vivere, cambiano i consumi, ma il Principe (e ora il Governo) è sempre pronto a tassare il comportamento umano. Ai primi dell’800, quante lotte, in tutta Italia, contro l’odiosa tassa sul macinato che dava all’Erario oltre l’80% delle entrate totali. Poco importava se la gente povera moriva di fame, se i mugnai lavoravano murati nei loro mulini; la farina era un bene essenziale, non se ne poteva fare a meno, ed ecco i vari governi di quel tempo pronti a tassarla. Al tempo dei faraoni, ricordiamo il “Nilometro”, strumento che in base all’altezza dell’acqua nel pozzo stimava la fertilità del terreno, il raccolto e le conseguenti imposte. Ma, tornando ai nostri giorni, il contatore dei giri della ruota del mulino è stato da tempo sostituito dall’erogatore della benzina. Stesso principio, stesso contatore, stessa tassa. Su ogni litro di benzina, circa ¾ del prezzo pagato va all’Erario: un’esagerazione bella e buona. Per non parlare poi della tassazione della casa. Comunque, tutta roba da buttare. La tassa del futuro sarà sulle comunicazioni e su internet. I francesi ci stanno già pensando; internet, tablet e smartphone;
- permute immobiliari: perché non agevolare il privato che cede il proprio bene all’impresa che lo ristruttura (lì o altrove)? Molte operazioni si sbloccherebbero. Nel decreto “Sblocca Italia” la previsione era stata indicata, e tolta all’ultimo momento;
- una tassa sulla pubblicità: perché non tassare la pubblicità? Non svolge certamente attività informativa, quando invece è sottrazione di tempo e attenzione al cittadino. Perché non tassarla? Si dirà: ma è assurdo. Se ci si pensa un po’, non più di tanto. Si mettono i ticket sulla salute e non si tassa la pubblicità? Pare un controsenso. Certo i giornali, già in crisi per loro conto, e la televisione, faranno azione di lobby, ma ci si potrebbe provare.
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