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CNDCEC, insediata la Commissione di studio per la riforma della legge fallimentare

/ REDAZIONE

Giovedì, 2 aprile 2015

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Si è insediata la Commissione di studio per la riforma della legge fallimentare del Consiglio nazionale dei commercialisti. Lo ha reso noto oggi il CNDCEC con un comunicato. La Commissione, composta da magistrati, accademici e professionisti, nasce con l’obiettivo di interloquire con la Commissione, nominata al Ministero della Giustizia, a cui è demandato il compito di elaborare proposte di interventi di riforma e di riordino della disciplina delle procedure concorsuali.

“La Commissione che si insedia oggi – spiegano i Consiglieri nazionali dei commercialisti delegati alle procedure concorsuali, Felice Ruscetta e Maria Rachele Vigani – si offre di interloquire, con approccio propositivo, con quella di nomina ministeriale. Non può essere trascurata la circostanza che gli attori principali della vicende che ruotano attorno alle crisi di impresa sono i magistrati da un lato e i commercialisti dall’altro, questi ultimi impegnati nei differenti ruoli di consulenti, attestatori, curatori e commissari”.

Sostanzialmente positivo il giudizio dei commercialisti sull’idea del Governo di rimettere mano alla disciplina delle procedure concorsuali, ipotesi che Ruscetta e Vigani definiscono “senza dubbio interessante e per certi versi condivisibile”. “La legge n. 3/2012, relativa alla sistemazione del sovraindebitamento del soggetto non fallibile – spiegano – non è certo un esempio di perfezione di tecnica legislativa e un intervento di modifica in quell’ambito appare quanto mai necessario”.

Diversa la posizione del Consiglio nazionale sulle norme relative agli istituti di composizione negoziale della crisi di impresa e al concordato, sulla cui riscrittura i commercialisti invitano “alla cautela e al costante confronto con gli operatori”. “Si tratta di istituti – affermano i due consiglieri nazionali – che hanno subito negli ultimi anni continui aggiustamenti a causa del mutato contesto economico, nell’esigenza di garantire la continuità dell’esercizio dell’attività di impresa. Le prassi in uso si differenziano sensibilmente a seconda dei territori e ad oggi esistono pochi orientamenti condivisi che possano condurre ad un’applicazione uniforme da parte dei giudici. La riscrittura delle norme potrebbe in questo caso incidere sulle certezze acquisite nel corso degli ultimi anni, il che rende quanto mai opportuno un dialogo continuo e propositivo con coloro che devono formulare le proposte di modifica”. (Redazione)

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