Via libera di Camera e Senato al DEF
Nella seduta di ieri, Camera e Senato hanno dato il via libera al DEF, approvando due risoluzioni analoghe di maggioranza che impegnano il Governo a: utilizzare lo spazio di manovra sul raggiungimento del pareggio di bilancio per rafforzare l’implementazione delle riforme strutturali; utilizzare la flessibilità, legata alle riforme, per neutralizzare le clausole di garanzia (aumenti IVA e accise) e assicurare riduzioni di spesa selettive; rilanciare le aree sottoutilizzate; sostenere gli investimenti degli enti locali, superando il patto di stabilità interno; rivedere il sistema di tassazione locale sugli immobili; valutare l’opportunità di mantenere gli sgravi per i nuovi contratti a tempo indeterminato e di introdurre, nella prossima legge di stabilità, elementi di flessibilità in materia previdenziale; dare attuazione all’assegno e all’indennità di disoccupazione; rivedere la normativa sugli appalti pubblici; destinare ulteriori risorse all’edilizia scolastica, alla messa in sicurezza del territorio e all’efficientamento energetico.
Sempre ieri, poi, fonti del Ministero dell’Economia, in merito a estensione del reverse charge IVA alla grande distribuzione e split payment, avrebbero precisato che il dialogo con la Commissione europea “è costruttivo” e “non risultano particolari problemi sulla valutazione delle misure previste dalla legge di stabilità”. Le misure valgono complessivamente circa 1,6 miliardi e la loro bocciatura, si è ipotizzato nei giorni scorsi, manderebbe in fumo il “bonus” del DEF, che, con il via libera dell’Ue, sarebbe invece salvo.
Sul punto, al MEF prevarrebbe “tranquillità”, in attesa che la Commissione esprima ufficialmente il suo parere il 5 maggio con le previsioni di primavera e le valutazioni sul budget degli Stati membri. In particolare, al momento sembra che non sia stato sollevato alcun problema sul meccanismo dello split payment, che dovrebbe assicurare oltre 900 milioni di euro di entrate, mentre il dibattito resta aperto e più ampio sull’estensione del reverse charge alla grande distribuzione (da circa 700 milioni di euro).
Una bocciatura delle novità fiscali da parte dell’Ue costerebbe a partire dal 30 giugno l’attivazione di un’apposita clausola di salvaguardia, ovvero un aumento delle accise sui carburanti pari al mancato gettito ottenuto. Considerando il primario impegno del Governo, messo nero su bianco nel DEF, di scongiurare tutte le clausole previste per il 2016, sarebbe controproducente far scattare proprio quella prevista per quest’anno. Per questo, stando a indiscrezioni di stampa, a fronte di un eventuale altolà europeo, c’è il rischio che il “tesoretto” venga destinato proprio alla copertura della clausola sulle accise. (Redazione)
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41