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EDITORIALE

Inutili, truffatori e inesistenti

/ Giancarlo ALLIONE

Lunedì, 10 agosto 2015

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Niente da dire, nell’ultimo anno abbiamo inanellato una serie di qualifiche non proprio esaltanti.

Prima abbiamo appreso da Renzi che siamo inutili e che la ripresa passa anche attraverso la possibilità di fare a meno del commercialista o del collegio sindacale.
Magari bastasse… L’esperienza ci dice invece che, in molti casi, gli imprenditori che mal sopportano il confronto con sindaci e revisori, finiscono per confrontarsi con curatori e pubblici ministeri.

Poi abbiamo assistito alla signora D’Amico che ha subito qualificato come truffatore il suo commercialista.
È il più classico dei copioni “Non ho fatto nulla, ha fatto tutto il commercialista. Mi fidavo, io avrei pagato fino all’ultimo centesimo, arrotondando l’F24 ai 1.000 euro superiori”. Capiremo un giorno come si possa tecnicamente truffare qualcuno procurandogli un vantaggio, ancorché illecito, e soprattutto le ragioni che possono aver mosso qualcuno a farlo a totale insaputa del beneficiato.

Vi è però un ulteriore fenomeno in essere da tempo, sottile e per questo inquietante. Legislatore e Agenzia spesso si comportano come se i professionisti non esistessero, come se non fosse chiaro a tutti che ogni provvedimento (anche solo un accertamento TASI da 60 euro) finisce sulla scrivania di un commercialista che dovrà interpretarlo, verificarlo, spiegarlo al cliente e infine attuarlo.
La recente sequenza di provvedimenti a ridosso delle scadenze è davvero impressionante: proroga dei versamenti per i soggetti con studi di settore (lasciando invariata la scadenza IMU, obbligando così gli studi ad una doppia gestione delle scadenze), avvisi e richieste di chiarimenti da redditometro e spesometro in pieno periodo dichiarativo (mandarli a settembre no?), proroga del 770 il giorno prima della scadenza, le modifiche a GERICO a versamenti avvenuti, e, da ultimo, aumento delle deduzioni per autotrasportatori con quasi tutte le dichiarazioni già chiuse e i versamenti fatti.

Davvero difficile da accettare (si veda “Con le novità all’ultimo momento ci mancano di rispetto”), soprattutto di fronte ai tempi della pubblica amministrazione, dal prenotare una mammografia ad emettere una sentenza, dal correggere un compito in classe a rilasciare un permesso di edificazione o rispondere ad un interpello.
Così come è, difficile, volendo escludere l’incapacità totale, astenersi dall’interpretare tutto ciò come una sottile forma di disprezzo. La situazione mi fa venire in mente Forest Whitaker e la sua magistrale interpretazione in The Butler, uno dei più bei film degli ultimi anni: “Un maggiordomo non sente niente, non vede niente, deve solo servire”. In pratica non esiste come individuo, deve fare quello deve in tempo senza lamentarsi: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare, direbbe il sommo poeta.

Tuttavia, una delle forme della follia è ripetere più volte la stessa azione con la speranza che la volta successiva produca risultati diversi. Quindi giusto denunciare il problema, ma forse dovremmo fare uno sforzo di analisi ulteriore, sennò il rischio è quello di abbaiare alla luna per poi tornare a cuccia a fare di corsa quello che serve, con l’alta probabilità che la sera dopo la luna sia ancora là.

Forse bisogna solo prendere atto della realtà e trarne le dovute conseguenze. Nel Vangelo di Matteo c’è il famosissimo episodio in cui domandarono a Gesù se fosse lecito pagare tributi a Cesare. In risposta, Gesù chiese che gli fosse mostrata la moneta del tributo e domandò: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». E Gesù: “Se è di Cesare, rendetela a Cesare”.
Già, “Se è di Cesare ...”, ma chi stabilisce se una cosa è di Cesare? La storia dell’umanità è un’eterna lotta per porre dei limiti all’arbitrio di Cesare. Oggi che il sovrano (inteso come soggetto che riceve risorse senza aver fatto nulla per meritarle) è diffuso, paradossalmente è molto più difficile limitarne gli appetiti. E’ naturale condannare severamente un Luigi XVI che mangia e beve depredando il popolo, lo è assai meno farlo con baby pensionati, falsi invalidi o dipendenti nullafacenti.
Dunque il gettito über alles, perché comunque quelle somme saranno impiegate a fin di bene. L’importante è prenderle, poi qualcuno saprà come impiegarle in modo ottimo.

In questo schema, il commercialista finisce per essere l’unico baluardo fra l’arbitrio di Cesare e il contribuente. Per questo è difficile e ingenuo aspettarsi un atteggiamento benevolo o anche solo rispettoso. Prendiamo atto della realtà.
Di fronte ai lamenti per il bonus autotrasportatori, mia zia di Chiusa Pesio, donna di grande pragmatismo, mi avrebbe sicuramente rampognato: “Perché ti lamenti? Rifai la dichiarazione, ti fai pagare due volte e fai bella figura con il cliente, facendo presente che hai sacrificato le ferie, pur di non fargli perdere un vantaggio fiscale”.

Non si sono mai sentiti i farmacisti lamentarsi delle influenze, anzi alcune delle ultime sembravano fatte apposta per loro. Smettiamola di fare i sindacalisti dei nostri clienti. Riprendiamo a fare i consulenti e a farci pagare adeguatamente per quello che facciamo, tutti e per tutto. O, almeno, proviamoci.

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