Bene lo sciopero se va contro chi ha architettato adempimenti inutili
Egregio Direttore,
mi unisco alle certamente numerose lettere pervenutele in questi giorni per un sintetico punto di vista riguardo allo sciopero indetto dalle nostre sigle sindacali.
Premetto che per indole e formazione personale lo sciopero non è certo nel mio DNA. E mi vede certamente contrario se, come purtroppo quasi sempre accade, chi sciopera per perorare quelli che ritiene essere suoi diritti lo fa a scapito dei diritti degli altri (serrando enti e uffici, bloccando i trasporti, rinviando processi, ecc.). Ma riconosco anche che il lamento sterile è fine a se stesso, quindi qualcosa va fatto.
Se è vero, come ritengo, che il “nostro” sciopero è stato deciso per “dare voce e corpo alla protesta e al rifiuto della ormai inaccettabile vessazione dei contribuenti e dei professionisti che li affiancano”, non capisco perché il professionista dovrebbe creare un danno al suo cliente riducendo gli orari di apertura di studio o addirittura astenendosi dal rappresentarlo dinnanzi ad una commissione tributaria, magari in un giudizio dallo stesso promosso per far valere sacrosante ragioni. Cui prodest? Certo non al cliente né a noi!
Bene quindi una massiccia adesione allo sciopero – altrimenti non sortirebbe alcun effetto, se non la derisione – ma solo per andare a colpire quelli che tutti consideriamo adempimenti poco utili o vessatori e chi li ha architettati. Purtroppo gli spazi non sono molti – lascio ad altri proporre suggerimenti creativi, come quelli del collega Manfioletti (si veda “Lo sciopero ci può esporre a critiche, meglio una manifestazione silenziosa”) – ma in mancanza d’altro scioperare in coincidenza con le scadenze di trasmissione di questa o quella dichiarazione (o magari di tutte le prossime comunicazioni trimestrali) certamente non basta ma aiuta a lanciare un messaggio.
Mauro Marelli
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Como
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