Ingiustificata l’estensione dello split payment ai professionisti
Dopo i commercialisti (si veda “CNDCEC: «No allo split payment per i professionisti»” del 13 aprile), anche il Comitato unitario delle professioni (CUP) e Confprofessioni hanno criticato ieri le misure contenute nel DL 50/2017, nel corso di un’audizione alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.
Nel documento contenente le proprie osservazioni e proposte, il CUP si sofferma sulle misure in ambito fiscale che hanno uno specifico impatto sui professionisti. Al riguardo, il Comitato, “pur consapevole delle necessità di bilancio che hanno indotto il Governo al varo della manovra correttiva, esprime grande preoccupazione per la misure contenute che rischiano di essere troppo penalizzanti e non in linea con le finalità che si intendono perseguire”.
Come anticipato, sono due, in particolare, le misure su cui si focalizza il documento: lo split payment e le compensazioni dei crediti relativi a imposte sui redditi e relative addizionali.
Per quanto riguarda l’art. 1 del DL 50/2017 – si legge in un comunicato stampa – il CUP ritiene del tutto ingiustificata l’estensione della scissione dei pagamenti ai professionisti e, in genere, ai lavoratori autonomi che prestano servizi alla P.A. e agli altri soggetti attratti alla disciplina.
Pur considerando le disposizioni specificamente previste per limitare gli effetti finanziari negativi derivanti dallo split payment che sanciscono la priorità nell’erogazione dei rimborsi dei crediti IVA relativi alle operazioni soggette al meccanismo, secondo il Comitato non può essere sottaciuto che la misura, laddove riferita ai professionisti e agli altri lavoratori autonomi che già subiscono una ritenuta alla fonte all’atto dell’incasso dei corrispettivi, deve in ogni caso ritenersi non conforme al principio di proporzionalità di fonte comunitaria.
Per questo il CUP ha chiesto l’abrogazione dell’art. 1, comma 1, lett. c) del DL 50/2017 e, per l’effetto, la reviviscenza della disciplina abrogata.
Per quanto riguarda, invece, la “stretta”, prevista dall’art. 3 del DL, sulle disposizioni in materia di contrasto alle indebite compensazioni dei crediti relativi alle imposte sui redditi e relative addizionali, di cui all’art. 17 del DLgs. n. 241/97, pur condividendo le ragioni che hanno indotto il legislatore ad apportare la modifica – intanto con l’abbassamento del tetto da 15 a 5 mila euro per poter utilizzare la compensazione – e dunque la ratio della norma finalizzata alla lotta contro abusi e frodi, il Comitato tuttavia rileva notevoli criticità.
In particolare – si legge ancora nel comunicato – la novità normativa rischia di creare enormi disagi alla maggioranza dei contribuenti corretti, che si troveranno ad affrontare gravosi adempimenti e oneri. In parallelo, questi ultimi dovranno rispondere alle inevitabili e numerose richieste, fisiologicamente legate alla serialità dei crediti fiscali oggetto della nuova disciplina, che periodicamente sono esposti a credito in compensazione nei modelli F24, peraltro in un periodo nel quale lo stesso legislatore ha introdotto ulteriori e numerosi nuovi adempimenti (es. comunicazioni periodiche IVA).
Non si discostano di molto le osservazioni di Confprofessioni. “Ancora una volta, l’ennesima volta, il Governo torna a spremere gli studi professionali e le imprese con il solo intento di «fare cassa»”, si legge nel comunicato diffuso al termine dell’audizione.
Il Presidente Gaetano Stella ha infatti espresso la profonda delusione di tutti i professionisti di fronte a un provvedimento che sembra “non voler tenere conto della realtà dell’attività professionale”.
Sul banco degli imputati – prosegue il comunicato – sale lo split payment, che è stato esteso ai professionisti, già soggetti alla ritenuta alla fonte a titolo di imposta sul reddito. Una misura che fa acqua da tutte le parti. “I compensi dei professionisti sono soggetti a fatturazione elettronica, quindi sono tracciati sotto ogni profilo e agevolmente individuabili” ha detto Stella.
Inoltre, “la manovra correttiva porterà una riduzione delle entrate e della liquidità disponibile degli studi professionali, già decurtate dalle ritenute d’acconto”. Si tratta di “effetti che possono pregiudicare gli investimenti indispensabili per rilanciare le attività professionali”.
Confprofessioni ha poi mosso altri rilievi sulle modifiche che hanno ridotto i tempi delle registrazioni delle fatture IVA e sulle nuove misure di compensazione: “Siamo di fronte a un intervento lacunoso e improvvisato, che spiazza le professioni e crea disagi e oneri per i cittadini – ha concluso Stella –. Appare inevitabile una proroga dell’entrata in vigore delle nuove norme e, in ogni caso, si rende necessaria una circolare esplicativa dell’Agenzia delle Entrate per dirimere i dubbi del provvedimento”.
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