In calo le dichiarazioni IVA per l’anno d’imposta 2015
Sono circa 5,1 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione IVA per l’anno d’imposta 2015, con un calo rispetto all’anno precedente (-2,6%), che riflette principalmente la mancata presentazione della dichiarazione da parte di chi ha aderito al nuovo regime forfetario.
Il dato emerge dalle statistiche pubblicate ieri dal Dipartimento delle Finanze e relative a studi di settore, dichiarazioni delle persone fisiche in base al reddito prevalente, dichiarazioni IVA e altri dati trasmessi dai contribuenti nel 2016, relativi al periodo d’imposta 2015.
Nel dettaglio, per quanto riguarda le dichiarazioni IVA, il volume d’affari dichiarato è pari a 3.277 miliardi di euro (+0,7% rispetto all’anno precedente) e il valore aggiunto fiscale ammonta a 764 miliardi di euro (+0,3%).
L’ammontare dell’IVA di competenza dell’anno d’imposta, definita come saldo tra imposta a debito e imposta detraibile, è pari 89,6 miliardi. Questa cifra per il 2015 è frutto di una stima, quindi non direttamente confrontabile con il valore dell’anno precedente, a causa dell’introduzione, a partire dal 1° gennaio 2015, del meccanismo dello split payment. Dalle dichiarazioni elaborate – si legge nel comunicato che sintetizza le statistiche – circa 328.000 contribuenti hanno effettuato operazioni verso la P.A. con pagamenti in split payment, per un ammontare di 83,9 miliardi. I fornitori
con volume d’affari superiore ai 50 milioni di euro (0,7% del totale) effettuano il 50% dell’ammontare totale delle operazioni in split payment. I crediti IVA richiesti a rimborso sono stati pari a 9,9 miliardi (+27,17%). L’aumento delle situazioni creditizie è stato influenzato dal meccanismo dello split payment che, determinando per i fornitori il mancato incasso dell’IVA sulle cessioni, impedisce le compensazioni con i crediti generati dall’imposta pagata sugli acquisti.
Sul fronte degli studi di settore, invece, le statistiche del Dipartimento delle Finanze evidenziano che nel 2015 la loro applicazione ha riguardato 3,4 milioni di soggetti (63,9% persone fisiche), in calo (-5,8%) rispetto all’anno precedente a causa principalmente dell’introduzione del nuovo regime forfetario, di cui alla L. 190/2014.
Inoltre, i ricavi/compensi totali dei contribuenti sottoposti agli studi di settore, riferiti all’anno di imposta 2015, sono risultati pari a 718 miliardi di euro, con un lieve aumento rispetto al 2014 (+0,6%) e andamenti lievemente differenziati tra i settori: quello dei servizi mostra l’incremento maggiore (+1,3%), seguito dal settore delle attività professionali (+0,7%) mentre i settori del commercio e del manifatturiero mostrano aumenti contenuti (+0,1%). Il reddito totale dichiarato è pari a 107 miliardi di euro e mostra un andamento positivo rispetto al 2014 (+5,3%); il reddito medio dichiarato risulta pari a 28.600 euro per le persone fisiche (+10,3%), a 40.340 euro per le società di persone (+9,1%) e a 31.980 euro per le società di capitali ed enti (+19,6%).
Il reddito medio dichiarato più elevato si registra nel settore delle attività professionali (44.310 euro, +6,5% rispetto al 2014), seguito dal settore delle attività manifatturiere (37.440 euro, +15,5% sul 2014) e dal settore dei servizi (27.510 euro, + 12,8%), mentre il reddito medio dichiarato più basso risulta nel commercio (22.510 euro, che comunque presenta l’aumento più evidente, pari al 18,0%).
Focalizzando l’attenzione sulle composizioni percentuali dei valori dichiarati, si evidenzia che le società di capitali, pur dichiarando la metà del totale dei ricavi/compensi (52%), dichiarano solo il 18% del totale dei redditi; al contrario le persone fisiche, pur dichiarando solo il 27% dei ricavi o compensi totali, dichiarano il 58% dei redditi totali. Si tratta di quote percentuali – spiega il Dipartimento delle Finanze – in linea con quanto evidenziato l’anno scorso.
Con riferimento, infine, ai dati statistici delle dichiarazioni IRPEF, l’83,2% dei circa 40,8 milioni di contribuenti detiene prevalentemente reddito da lavoro dipendente o pensione e solo il 5,3% del totale, in linea con l’anno precedente, ha un reddito prevalente derivante dall’esercizio di attività d’impresa o di lavoro autonomo. La percentuale di chi detiene in prevalenza reddito da fabbricati è pari al 4,2%.
Il reddito medio da lavoro dipendente presenta poi un’elevata variabilità rispetto alla diversa natura del datore di lavoro: il reddito medio più basso, pari a 9.700 euro, risulta essere quello dei lavoratori dipendenti il cui datore è una persona fisica; il valore sale a 13.930 euro per i dipendenti di società di persone, a 21.530 euro per i dipendenti della P.A., mentre si registra il reddito medio più elevato, pari a 23.750 euro, per i dipendenti delle società di capitali.
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