Non c’è profitto del reato tributario senza pretesa erariale
Da accertare in concreto la sussistenza dei «mezzi fraudolenti»
Il rapporto tra sequestro penale del profitto e procedimento tributario, la definizione di “mezzi fraudolenti” dopo la riforma introdotta dal DLgs. 158/2015 e l’evoluzione della nozione di “abuso del diritto” sono i principali temi toccati dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 10416 depositata ieri.
A fronte della contestazione del reato di dichiarazione fraudolenta (art. 3 del DLgs. 74/2000) commesso dai legali rappresentanti di due società appartenenti al medesimo gruppo, era stato confermato il sequestro preventivo sui conti correnti e sui beni delle società e dei soci/amministratori per una somma complessiva di quasi due milioni di euro.
Contestualmente, però, vi erano state due pronunce della Commissione tributaria da cui emergeva l’assenza di un
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41