I Garanti del contribuente ai commercialisti: «Dimissioni inutili»
Caro Direttore,
l’articolo apparso su Eutekne.info “I commercialisti chiedono le dimissioni dei Garanti del Contribuente” del 6 settembre scorso merita una doverosa puntualizzazione da parte dell’Associazione Nazionale dei Garanti del Contribuente - ANGC (di cui il sottoscritto – quale Garante del Lazio – è Presidente).
La richiesta di dimissioni è motivata dal fatto (come scrivono AIDC e Unione Giovani) che i Garanti “non hanno vigilato in occasione della introduzione degli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA)“, il che ha determinato “la violazione dello Statuto dei diritti del contribuente che questi organi sono tenuti ad osservare”.
Più avanti si aggiunge che il gesto sarebbe un “chiaro segnale di protesta” e “gesto di distanza coraggiosa ... volto al recupero etico del senso dello Stato, delle Istituzioni e della funzione esercitata”.
Detta richiesta è stata fatta propria dal Consiglio nazionale di categoria e da altre associazioni periferiche. Si sottolinea, però, in queste ultime, soltanto l’importanza di un “gesto altamente simbolico”.
Come si vede, alla base della richiesta vi sono due motivazioni contraddittorie. Delle due, l’una: o i Garanti sono stati inadempienti ai loro doveri istituzionali, nel qual caso la richiesta di dimissioni potrebbe avere un senso, o, viceversa, si sono mossi nell’ambito dei poteri (limitati) che lo Statuto del contribuente loro attribuisce. In questa ipotesi, le dimissioni, anche se come gesto simbolico o di protesta, non avrebbero alcun senso.
Le istituzioni non si dimettono perche ciascuna di esse svolge un ruolo imprescindibile nella tutela dei diritti, degli interessi e dei doveri dei cittadini.
Il gesto simbolico sarebbe, per un verso, fine a se stesso tanto che l’eventuale mancato accoglimento delle dimissioni lascerebbe il tempo che trova; anzi, si scoprirebbe un segnale di debolezza della “Istituzione Garante”, debolezza che certamente c’è e va colmata con l’impegno a portare avanti una proposta di modifica dello Statuto, nel senso di un ampliamento dei suoi poteri, proposta rispetto alla quale l’ANGC è stata ed è pronta a dare il proprio contributo, come le associazioni professionali ben sanno.
Per altro verso non sarebbe utile a smuovere il quadro politico ed amministrativo, anzi, potrebbe essere l’occasione per riproporre il tentativo già fallito nel 2011, di abrogare questo Organo, a volte ritenuto eufemisticamente ingombrante.
Ma veniamo alla prima ipotesi.
C’è stata una mancata vigilanza in occasione della introduzione degli ISA, effettuata con il DL 50/2017? I Garanti, è noto, non hanno alcun potere di intervento nel procedimento della formazione della legge. Agiscono successivamente all’approvazione della stessa qualora essa determini – come in effetti questa legge ha determinato – pregiudizio ai contribuenti.
Ciascuno dei Garanti ha adottato le proprie iniziative, prospettando le conseguenze negative che si verificherebbero nei rapporti fra gli stessi contribuenti e l’Amministrazione finanziaria, qualora si dovesse perseverare nell’atteggiamento di chiusura dell’Amministrazione – manifestata con la nota del 13 agosto 2019 – e tuttora presente.
È stato formulato un invito a disporre che per il primo anno di applicazione del nuovo strumento sia consentito di procedere alla compilazione e al calcolo degli ISA in via meramente facoltativa, ossia in considerazione del breve lasso di tempo che corre tra il perfezionamento dell’iter e la scadenza fissata al 30 novembre.
Si è anche evidenziato che la finalità addotta dall’Amministrazione di contrastare nell’immediato il dilagante fenomeno della evasione, unitamente all’esigenza di non deprimere il previsto gettito tributario, non possono realizzarsi se non nel rispetto di precisi canoni di diritto, nell’ottica disegnata dall’impianto dello Statuto, mediante disposizioni non possibili di deroga.
Ai Garanti non e consentito andare oltre.
Angelo Gargani
Presidente dell’ANGC