Passano i giorni, crescono le attività indispensabili e calano le risorse
Gentile Redazione,
il parametro della indispensabilità di un’attività mi ricorda l’epoca degli studi universitari quando si discuteva della natura fissa o variabile di un costo.
Più breve è il tempo di osservazione, più si riducono i costi variabili. Per un giorno, l’unico costo variabile è il consumo del “materiale di consumo”. Il resto è tutto fisso: anche la manodopera.
Su cinque anni, anche il costo del capannone diventa variabile, perché si può eliminare pure quello.
Lo stesso vale per decidere se un’attività è indispensabile: per un giorno possono chiudere anche gli alimentari. Ma se il tempo si allunga, a ben vedere, tutto diventa indispensabile.
Penso ad esempio all’abbigliamento: per gli adulti, che hanno sempre la stessa taglia, è possibile che per il 99% della popolazione non serva comprare nulla nel prossimo mese.
Ma per i bambini, che da un anno all’altro cambiano tutte le taglie, il cambio di stagione pone il problema di vestiario.
Che scarpe metto ai miei due piccolini tra un mese?
Credo, ma sarò la netta minoranza in Italia, che sarebbe stato meglio invertire la strategia, perché se non si riparte, viene meno (tra l’altro) anche il gettito IRAP che finanzia la sanità: avremo meno morti da coronavirus ma più morti per malasanità...
Quindi la domanda dovrebbe essere: come fare ad aprire tutto il prima possibile senza estendere i contagi, in modo da non compromettere la salute fisica, la salute mentale, la salute economica e la macchina sanitaria di domani. Non invece cercare quali sono le attività indispensabili e tenere chiuso tutto il resto. Perché più passano i giorni, più crescono le attività indispensabili e più calano le risorse disponibili anche per la tutela della salute pubblica.
Del resto, mi pare, c’è lockdown e lockdown: Paesi totalitari a parte (che possono permettersi decisioni drastiche proprio perché non vige la libertà per la quale milioni e milioni dei nostri nonni hanno dato la vita), l’Italia è quella che ha disposto la chiusura più drastica ma è anche quella che ha il maggior numero di decessi. Evidentemente non è solo questione di chiusura, ma di altro.
Comunque, se concetto di indispensabilità vuole essere introdotto, servirebbe un tecnico munito dei necessari poteri che, un attimo prima che venga pubblicata qualsiasi legge sulla Gazzetta Ufficiale, abbia l’autorità di cancellare tutti i commi non indispensabili.
Sono sicuro che avrebbe eliminato l’art. 3 comma 1-2-bis del DL 2 marzo 2012 n. 16, conv. L. 26 aprile 2012 n. 44, che obbliga i commercianti al minuto (e i soggetti equiparati) e le agenzie di viaggio a comunicare all’Agenzia delle Entrate le operazioni in contanti relative al turismo effettuate nell’anno precedente oltre i limiti canonici, illustrato dalla Circolare per la clientela Eutekne n. 20/2020.
Ma vi pare che qualcuno mai comunicherebbe tali operazioni se non avesse già registrato l’operazione?
Mi offro volontario.
Giampiero Guarnerio
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano
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