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LETTERE

Dobbiamo convertire l’incerta pausa estiva in una pausa di programmazione

Venerdì, 31 luglio 2020

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Gentile Redazione,
queste alcune considerazioni che AIDC ha voluto condividere con i propri iscritti, e che intende condividere con i lettori del vostro quotidiano.
Una sorta di bilancio intermedio, una breve presa di respiro in uno sforzo, nostro, dei nostri collaboratori e dei nostri clienti, verso un futuro che tanto più si profila incerto e tanto più ci richiede solidarietà e fermezza. Grazie per lo spazio che ci vorrete dare.


Andrea Ferrari
Presidente AIDC


Ci avviamo verso una pausa estiva, che pausa non sarà: siamo infatti ancora fortemente impegnati su più fronti, dopo un primo semestre che ha richiesto alla nostra categoria uno sforzo eccezionale, tuttavia privo dell’adeguato riconoscimento che avrebbe meritato.

Al contrario, il Governo si è mostrato sordo a richieste di razionalizzazione delle scadenze tributarie, imposte dal buon senso, dimostrando tutta la sua distanza dalla realtà del lavoro nostro, dei nostri collaboratori e dei nostri clienti.

Ciò ci ha indotto, con le altre sigle sindacali e con il sostegno del Consiglio Nazionale, ad annunciare uno sciopero per il mese di settembre che, pur vincolato da un severo codice di autoregolamentazione, procederà a oltranza in assenza di una vera collaborazione tra l’Esecutivo, l’Agenzia e i vertici della nostra categoria nelle materie economiche e tributarie.

I Dottori Commercialisti hanno mostrato un senso di responsabilità altissimo: nella confusione normativa, nelle difficoltà operative sono stati vicini alle imprese e ai professionisti nell’attuazione di misure straordinarie spesso mal strutturate, recependo, interpretando, attuando nel solo interesse dei propri clienti, sovente verso compensi non proporzionali all’impegno richiesto.

Siamo chiamati nuovamente a questo senso di responsabilità. Le piccole e medie imprese italiane rischiano di venire schiacciate da una contingenza perdurante alla quale devono reagire mostrando una determinazione eccezionale: rinnovandosi, reinventandosi, proteggendosi.
Lo devono fare a prescindere dalle provvidenze che, in maniera più o meno efficace, lo Stato mette loro a disposizione. Lo devono fare nonostante le mille difficoltà che un apparato pubblico, ancor più autoreferente e intatto nelle inique prerogative che si è attribuito, continua a produrre.
Lo devono fare perché, mai come oggi, si misura il contrasto tra impresa nazionale e conglomerato multinazionale: esposta alle negatività delle incertezze la prima, beneficiato dalle stesse incertezze, il secondo.

Nei molti danni che questa contingenza, perdurante e invadente, produce c’è il concreto rischio della perdita di un grande patrimonio di impresa, artigianalità, professionalità, tradizioni, conoscenze, deontologia, spirito di solidarietà e di colleganza, maestria. Qualità che ciascun imprenditore, ciascun professionista porta con sé.

Abbiamo il dovere, noi Dottori Commercialisti, per il nostro interesse e per quello del nostro Paese, di sostenere questi nostri clienti, di incoraggiarli perché procedano, perché crescano, perché conservino la percezione del patrimonio che portano e che continueranno a portare ai loro dipendenti, alle loro famiglie, al territorio, al Paese.

Abbiamo il dovere di convertire la pausa di incerto riposo in una pausa di proficua riflessione, di programmazione, di affinamento degli strumenti di sostegno e di supporto, di condivisione della ferma volontà di stare saldi, uniti, fermi sul punto dal quale iniziare la nuova spinta, guadagnando quel metro alla volta che, lentamente ma inesorabilmente, porta a una nuova meta.

Viva l’Italia.


Associazione Italiana Dottori Commercialisti

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