Coperture sbilanciate per le garanzie pubbliche di SACE e fondo PMI
Il Governo avrebbe dovuto varare politiche di bilancio iper-prudenziali sul fronte degli accantonamenti in deficit per garanzie pubbliche rilasciate
Ricchi stanziamenti di bilancio dove non serve e coperta corta dove serve.
È questa la fotografia che emerge dallo stato dell’arte del piano “Garanzia Italia”, ossia il piano di rilascio di garanzie pubbliche, per il tramite di SACE e del Fondo di garanzia delle PMI, a favore di lavoratori autonomi e imprese di tutte le dimensioni, per favorire l’erogazione di nuovi finanziamenti da parte del sistema bancario.
Sino ad ora, il piano (che il disegno di legge di bilancio si appresta a prorogare sino al 30 giugno 2021) ha agevolato l’erogazione di finanziamenti bancari assistiti da garanzie dello Stato per 123,7 miliardi di euro, di cui 15,2 miliardi assistiti dalle garanzie rilasciate da SACE e 108,5 miliardi assistiti dalle garanzie rilasciate dal Fondo centrale delle PMI (ma quest’ultimo dato, riferito al 25 novembre, aumenta di giorno in giorno).
Quello che salta all’occhio è che, a fronte dei 15,2 miliardi di euro di finanziamenti erogati con l’assistenza delle garanzie pubbliche rilasciate da SACE, nel bilancio dello Stato sono state accantonate risorse per 31 miliardi di euro (1 a cura dell’art. 1 del DL 23/2020; 30 a cura dell’art. 31 del DL 34/2020); viceversa, a fronte dei 108,5 miliardi di euro di finanziamenti erogati con l’assistenza delle garanzie pubbliche rilasciate dal Fondo di garanzia delle PMI, nel bilancio dello Stato sono state accantonate risorse per 13 miliardi di euro (1,73 a cura dell’art. 14 del DL 23/2020; 3,95 miliardi a cura dell’art. 31 del DL 34/2020; 7,33 miliardi a cura dell’art. 64 del DL 104/2020), cui si dovrebbero aggiungere i 4,5 miliardi di euro previsti nell’art. 40 del disegno di legge di bilancio, per un totale di 17,5 miliardi di euro.
Perché il Governo ha stanziato 31 miliardi di euro di coperture laddove i finanziamenti erogati con le garanzie sono ad oggi pari a meno della metà (15,2) e 17,5 miliardi di euro laddove i finanziamenti erogati con le garanzie sono ad oggi pari più di sei volte tanto (108,5) e continuano ad aumentare?
Più che la diversità dei profili di rischio dei soggetti garantiti (che comunque sussiste), può la diversità di contabilizzazione delle coperture nel bilancio dello Stato.
Mentre i miliardi di euro accantonati a copertura delle garanzie rilasciate dal Fondo di garanzia delle PMI vengono iscritti anche nell’indebitamento netto, quelli accantonati a copertura delle garanzie rilasciate da SACE vengono iscritti solo nel saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, perché, secondo la linea adottata dal Governo e avallata dalla Ragioneria generale dello Stato, costituirebbero sempre garanzie “non standardizzate” (cioè non solo, giustamente, quando rilasciate a favore delle grandi imprese con apposito decreto sulla base di condizioni specifiche, ma anche, assai meno giustamente, quando rilasciate con procedura automatica a favore delle imprese medio-grandi e, nei prossimi mesi, pure alle c.d. “Mid-Cap” con un numero di dipendenti compreso tra 250 e 499).
In pratica, il Governo largheggia con le coperture dove ne bastano molte meno perché tanto non deve metterle nel deficit, mentre “stringe” dove ne servirebbero di più perché lì non può evitare di conteggiarle nel deficit.
Il risultato finale è che ogni singolo euro dei 15,2 miliardi di finanziamenti garantiti da SACE, qualora le garanzie venissero escusse, si tradurrà in maggiore deficit da iscrivere in bilancio nell’anno in cui tale evento si verificherà.
Per quanto riguarda invece i rilevanti finanziamenti garantiti dal Fondo centrale delle PMI (108,5 miliardi, ma l’importo cresce costantemente), le eventuali escussioni di garanzie da qui al 2026 sono coperte per la non esattamente prudenziale (di questi tempi) somma di 17,5 miliardi, dopodiché le eventuali escussioni eccedenti andranno anch’esse ad aumentare il deficit degli anni in cui si verificheranno le insolvenze delle imprese garantite.
Ipoteche non da poco per le leggi di bilancio dei futuri Governi che si troveranno ad operare, auspicabilmente, in un contesto di ritrovata normalità, ma anche di inevitabile ritorno a una minore libertà d’azione sui deficit di bilancio.
Quella libertà d’azione che c’è adesso e che, con maggiore avvedutezza, avrebbe dovuto indurre il Governo a politiche di bilancio iper-prudenziali sul fronte degli accantonamenti in deficit per garanzie pubbliche rilasciate, piuttosto che ipo-prudenziali, posto che un maggior deficit sul 2020, per accantonamenti che comunque non si traducono in maggior debito sino all’effettiva escussione delle garanzie, è assai preferibile a un maggior deficit negli anni futuri, a parità di effetto “finale” sul debito.
Una mancanza di lungimiranza che rimpiangeremo negli anni a venire.
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