Il Consiglio dell’ODCEC di Latina non firma gli emendamenti del CNDCEC
Gentile Redazione,
desidero portare all’attenzione dei lettori di Eutekne.info uno stralcio della lettera che l’ODCEC di Latina ha inviato a tutti gli Ordini d’Italia. È possibile leggerla integralmente nell’informativa n. 8/2021 pubblicata sul sito dell’ODCEC di Latina:
“Sono ormai settimane che è stato sospeso il nostro diritto di voto e quindi il rinnovo dei Consigli locali e del Consiglio Nazionale, ed è grave (vedi il comma 4 dell’emendamento 1 del CN), che qualcuno sol pensi, mediante la proposta di abrogazione del secondo comma dell’art. 31-terdecies DL 137/2020 vigente – contenente l’espressa salvaguardia delle operazioni di voto già in essere – di poter annullare le avviate elezioni con tanto di voti regolarmente espressi e con migliaia di candidati presentati, di cui molti già virtualmente eletti in quanto ricompresi nell’unica lista formalizzata.
La genesi di questo stallo, che sembra riconducibile alle quote di genere e al ricorso di una collega (1 su 120.000), trae in realtà origine dalla incompletezza del Regolamento Elettorale scritto dal Consiglio Nazionale, perché privo di riferimenti a siffatta parità.
La soluzione normativa proposta dal CN, oltre che nei contenuti, appare del tutto inadeguata anche nel metodo.
Gli Ordini andavano interpellati prima di far uscire all’esterno qualsivoglia proposta (e questo ci era stato detto nell’assemblea dell’11 gennaio 2021). Apprendiamo invece che il testo di legge, che ci viene sottoposto, è stato già presentato per l’esame al Ministero, di cui, peraltro, non si conosce allo stato la valutazione, e ciò in ulteriore contrasto con quanto affermato dallo stesso CN con nota del 20 gennaio 2021 (prot. MM/COO/me) che rinviava la trasmissione della proposta ad un momento successivo rispetto al vaglio ministeriale.
Ad ogni buon conto, ciò che oggi ci viene sottoposto, è una «inaccettabile» proposta in blocco, rispetto alla quale è dato soltanto dire sì o no, senza possibilità di confronto alcuno sui contenuti.
Peraltro si ribadisce che il problema elettorale e quello della parità di genere, sono stati già affrontati e risolti dal legislatore – post ricorso amministrativo – state l’intervento dallo stesso effettuato (in sede di conversione in Legge del D.L. 137/2020, avvenuta il 24 dicembre 2020, con l’art. 31 terdecies), che ha provveduto all’inserimento delle quote di genere (per i 2/5 a partire dalle prossime elezioni da convocare) e previsto la salvaguardia espressa dei procedimenti elettorali in corso (così evitando a monte il rischio del contenzioso derivante da eventuali ricorsi degli attuali candidati). Non serve altro, si potrebbe proseguire e terminare di votare.
Quanto alla permanenza in carica degli Ordini, la proposta pervenutaci contiene una ipotesi di proroga senza termine, essendo unicamente prevista la cessazione degli Ordini e del CN in carica, con l’insediamento dei nuovi eletti.
Non ha nessun senso abbinare una problematica elettorale, con le specializzazioni.
Mentre è urgentissimo consentire l’effettivo esercizio di voto agli iscritti, non altrettanto può dirsi per le specializzazioni, che, ricordiamolo, la stragrande maggioranza degli stessi iscritti non vuole, come è risultato dai sondaggi pubblicati.
Inoltre, inserire le specializzazioni comporta variare sostanzialmente la nostra carta costituzionale (il DLgs 139/05) e, oltre al fatto che non condividiamo il metodo, avendo da sempre sostenuto nelle assemblee nazionali che una decisione del genere debba essere sottoposta a referendum tra tutti gli iscritti, una siffatta scelta dovrebbe essere sottratta ad un organo, ormai in scadenza, come l’attuale CN.
Appare quindi evidente che per questo CN le specializzazioni, già più volte bocciate anche dal Parlamento, sembrano l’obiettivo prioritario, al punto di volerle far digerire nella odierna monolitica proposta di legge.
E saranno sempre le specializzazioni, la vera materia del contendere in merito al futuro della professione.
Da un lato, quindi chi le specializzazioni vuole, in continuità con l’attuale CN e che vede il futuro della professione fatto di studi associati e grandi aggregazioni. E dall’altro, coloro che, in discontinuità rispetto al CN, le specializzazioni non desiderano.
Perché attenzione, le specializzazioni, onerose e settoriali, potrebbero decretare la fine degli studi mono titolare che oggi rappresentano circa l’80% della categoria. Infatti sono proprio la multidisciplinare competenza e la capacità di offrire consulenze ad ampio spettro, che ci consentono di vivere e di tenere aperti gli studi, in realtà territoriali economicamente molto variegate e/o svantaggiate.
È per questi motivi che il Consiglio dell’Ordine di Latina ha deliberato di non firmare la proposta di emendamenti del CNDCEC datata 25 gennaio 2020, e di manifestare rispetto alla stessa espresso dissenso.
Con la preghiera, ad ogni Ordine, di comunicare la presente ai candidati delle liste già depositate”.
Efrem Romagnoli
Presidente ODCEC di Latina
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