Colpe e ipocrisie di una categoria tutta da rifondare
Gentile Redazione,
dopo i miei 31 anni di iscrizione, alle soglie di nuove elezioni, puntuali, come un orologio svizzero, riemergono le battaglie contro i cosiddetti “abusivi”, questa volta corroborate dall’entusiasmo per una decisione favorevole della Cassazione. Mi domando dove fossimo negli ultimi quarant’anni, soprattutto negli anni d’oro della professione, quando per primi abbiamo fatto costituire dalle nostre mogli, figli, ecc. società di elaborazioni dati (i famosi CED), con il solo scopo di pagare meno tasse e meno contributi. I primi abusivi siamo stati noi, ed è per questa ragione che non ci conveniva fare una battaglia seria e serrata. Gli armadi dei nostri studi erano (sono) pieni di scheletri!
Dove eravamo (siamo) quando i nostri colleghi assumevano il ruolo di RAF (responsabile area fiscale) nei CAF, firmandone le dichiarazioni, e che poi magari si candidano Presidente di un Ordine territoriale? Già, l’insostenibile pesantezza della lotta agli abusivi!
Il mantra della lotta agli abusivi è ripartito. Solo che, ora, i tempi d’oro sono passati e le colpe dei vecchi iscritti ricadono sui giovani iscritti, che sono in affanno, e che migrano verso gli escapologi di turno che sanno costruire reti, rapporti, relazioni. Noi no, noi siamo individualisti, invidiosi, rancorosi. Tutte “qualità” che escludono la rete, la crescita, l’autorevolezza di un marchio.
Dopo 31 anni di iscrizione non posso che rimanere sgomenta nel constatare che l’obiettivo di un sindacato di giovani sia quello di evitare il terzo mandato per favorire il ricambio, salvo poi constatare che su alcuni territori proprio quel sindacato è rappresentato da consiglieri al terzo mandato. Quando si dice che l’esempio è tutto! Già, l’ipocrisia del tetto del doppio mandato retta anche da quel pregiudizio che al Consiglio nazionale si va per diventare ricchi e famosi, e allora è meglio tenere lontano l’infamante diceria con il tetto del doppio mandato, una sorta di excusatio non petita, accusatio manifesta. L’ipocrisia del tetto del doppio mandato con un DLgs. 139/2005 scritto perché nulla cambi, scritto perché, nella migliore delle ipotesi, il cambiamento avvenga per cooptazione.
L’ipocrisia dei sindacati che parlano a nome di tutta la Categoria, ma se andiamo a sommare tutti i loro iscritti, quelli veri, i paganti, forse non sono più di 20.000 su 120.000. I sindacati, quelli che sono in eterna lite tra di loro, ma uniti contro il Consiglio nazionale di turno (qualunque esso sia), dove al suo interno, altra ipocrisia, hanno comunque piazzato i loro uomini che ripropongono le divisioni esterne. Sono divisi anche quando si siedono ai cosiddetti “tavoli” del MEF o delle commissioni, offrendo uno spettacolo indecoroso.
Il DLgs. 139/2005 che tutti vogliono cambiare e nessuno cambia, altra ipocrisia.
Alla fine l’unica speranza per rivitalizzare una Categoria morente parte proprio dal rinnovamento totale del DLgs. 139/2005. A me piacerebbe l’elezione diretta del Consiglio nazionale da parte degli iscritti, a me piacerebbe anche un Presidente che non sia necessariamente un ex presidente di Ordine territoriale, ma un personaggio autorevole, capace.
L’elenco di Colleghi illustri e competenti ai quali è preclusa ogni possibilità è lunghissimo. Infine sinceramente, a me non scandalizza neanche il terzo mandato, si potrebbe arrivare anche all’ottavo, Marina Calderone docet!
Maria Angela Damiani
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pescara
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41