Rischio autoriciclaggio con il cambio di bitcoin
La condotta dà corso al trasferimento del profitto dei reati presupposto in una attività finanziaria costituita dal cambio della valuta
Può essere contestato il reato di autoriciclaggio in caso di acquisto “indiretto” di bitcoin.
Così la Corte di Cassazione n. 2868, depositata lo scorso 25 gennaio, ha confermato un provvedimento di sequestro preventivo per equivalente fino alla concorrenza di oltre 200.000 euro, in un procedimento in cui era contestato il trasferimento del profitto dei reati presupposto (favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione) a società estere operanti nel settore della compravendita di cosiddette “criptovalute” (in particolare bitcoin), tramite bonifici in euro effettuati da carte Postepay intestate per lo più a soggetti prestanome oppure all’indagato stesso.
Non si trattava, dunque, di acquisto diretto di bitcoin, poiché il soggetto in questione agiva per mezzo di ...
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