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OPINIONI

Su 38,4 miliardi generati da opzioni di sconto e cessione, 4,4 sono inesistenti

I dati sono emersi dall’audizione di ieri del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini

/ Enrico ZANETTI

Venerdì, 11 febbraio 2022

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I crediti di imposta derivanti da bonus edilizi, generati nei cassetti fiscali dalle opzioni di sconto sul corrispettivo e di “prima cessione”, di cui all’art. 121 comma 1 del DL 34/2020, presentate all’Agenzia delle Entrate sino al 31 dicembre 2021, ammontano a 38,4 miliardi di euro. E di questi, sono ben 4,4 miliardi di euro quelli che corrisponderebbero, secondo l’attività di analisi e controllo condotta dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza, a crediti fittizi per lavori inesistenti.

Questi i dati che emergono dall’audizione di ieri del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, avanti le competenti commissioni parlamentari.
Nel dettaglio, i 38,4 miliardi di crediti di imposta “generati” dalle opzioni sono riconducibili per 13,4 miliardi di euro al superbonus, per 13,6 miliardi di euro al bonus facciate, per 5,5 miliardi all’ecobonus, per 4,9 miliardi al bonus casa e per 1 miliardo al sisambonus.

I 4,4 miliardi di euro di crediti inesistenti sarebbero invece riconducibili a 160 milioni di euro sospesi e scartati dall’Agenzia delle Entrate (dopo l’introduzione di questo filtro preventivo a cura del “decreto Antifrodi” di novembre 2021); 2,3 miliardi sarebbero oggetto di sequestri preventivi da parte dell’Autorità giudiziaria, a seguito di segnalazione dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza; la parte restante sarebbe invece oggetto di indagini in corso e di richieste di sequestro preventivo inoltrate all’Autorità giudiziaria e non ancora eseguite.

Nonostante questo sconcertante quadro venga utilizzato per argomentare la scelta di eliminare completamente tutte le “cessioni successive alla prima”, disposto dal Governo, a fine gennaio, con l’art. 28 del DL 4/2022, sarebbe più interessante utilizzarlo per cercare le responsabilità che stanno a monte di un simile disastro e, per il resto, ripristinare (con tanto di scuse ai contribuenti onesti che usano con grande fatica le norme, a differenza di quelli disonesti che con grande facilità le abusano) lo strumento delle cessioni dei crediti di imposta con adeguati accorgimenti procedurali volti a rendere possibili ed effettivi i controlli preventivi, quali ad esempio la “targatura” del credito che ne consente la conoscibilità dell’origine (e la conseguente responsabilità di acquisizione dei documenti probatori) in capo a tutti i cessionari, per quanto lunga possa essere la catena (si veda “Per le cessioni dei bonus edilizi serve un meccanismo che assicuri crediti «DOCG»” del’8 febbraio 2022).

La prima cruda verità è che c’è stato un Governo, a maggio 2020, che ha introdotto una norma che era e rimane ottima, ma lo ha fatto confondendo la semplificazione (che è la minimizzazione della burocrazia) con l’approssimazione in salsa “moneta fiscale”.
La seconda cruda verità è che c’è stato chi ha dato una discutibile lettura applicativa della norma, accettando di comprare qualsiasi cosa, sulla base di una semplice “videata del cassetto fiscale”, invece che dotarsi, come per fortuna ha fatto la generalità degli istituti di credito, di adeguate procedure di controllo documentale, perfettamente coscienti che, al di là di quel che la norma diceva, avrebbero altrimenti potuto rendersi sponde involontarie di frodatori seriali.

La terza cruda verità è che, dopo un primo tempo in cui è stata costruita una autentica autostrada, per frodare un meccanismo normativo prezioso che meritava di essere protetto e che invece è stato lasciato per mesi e mesi senza controlli preventivi di sorta (con l’eccezione del superbonus, per il quale almeno il minimo sindacale di un visto di conformità è sempre stato richiesto), il secondo tempo di questa folle partita vedrà, nei prossimi anni, un’Agenzia delle Entrate impegnata in controlli consuntivi, con i quali magari non esiterà a disconoscere la spettanza di crediti di imposta per lavori assolutamente realizzati, ma relativamente ai quali potrà contestare che una determinata asseverazione è stata depositata con tre giorni di ritardo rispetto all’inizio dei lavori (ogni riferimento al modello B del sismabonus è puramente casuale).

Ovviamente, chi ha frodato ed è scappato all’estero, oppure semplicemente figura quale nullatenente schermato da prestanome e società estere fittizie, non si preoccupa dei controlli consuntivi (quelli riguardano solo chi resta, perché pensa di non aver fatto nulla di male) ed è già pronto a scoppiare in una seconda fragorosa risata, dopo quella fatta quando ha incassato mostrando una semplice “videata” di cassetto fiscale.
Una risata che non ci seppellirà, perché siamo un Paese ormai rotto ad ogni esperienza, anche se, mai come questa volta, più di qualcuno dovrebbe davvero andare a nascondersi sotto terra.

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