Equo compenso in soccorso delle competenze della categoria
Gentile Redazione,
ancora oggi leggiamo di tentativi di estensione di competenze della nostra categoria ad altri soggetti a essa non appartenenti.
Un’abitudine davvero risalente nel tempo, pari al vizio di una certa classe politica unicamente attenta alla ricerca del consenso elettorale, e quindi ad accogliere iniziative legislative one shot, spesso poi stralciate, piuttosto che ad accertare la professionalità e la competenza che si vuole finiscano sul mercato a servizio della collettività. Un concetto che evoca la Romitiana qualità totale.
Una classe politica che negli anni stessi di adozione di determinate leggi venne comunque letteralmente disarcionata dall’elettorato dell’epoca, non certo per la citata produzione legislativa al tempo verosimilmente nemmeno notata dall’elettorato.
Analogamente si può dire delle fascinose lenzuolate della Visco/Bersani di allora, che sotto un malcelato vento europeista/liberticida si abbatterono sul nostro tariffario, per salvare il mercato. Vengono subito alla mente i parametri di cui al DM 140/2012 che repentinamente si dovette emanare per consentire al giudice di dirimere le controversie in sede giudiziaria, atteso che il peso, piuttosto che l’altezza ovvero anche il colore dei capelli del professionista reclamante, mal si prestavano alla quantificazione economica in sentenza di una prestazione professionale.
Oggi abbiamo assistito al parto plurigemellare dell’equo compenso, in soccorso di fronte agli effetti non positivi – diciamo così per essere garbati – indotti sul mercato dai già menzionati colpi di lenzuola e di cui persino il legislatore pare essersi accorto. Dovevano davvero essere macroscopici, e quindi forse facili da prevedere!
Un percorso legislativo multidisciplinare avviato già dalla precedente nostra Consiliatura nazionale, di cui ho avuto il piacere di far parte, e oggi portato a termine da quella attuale che bene ha fatto a stigmatizzare la necessità di un certo fine tuning su alcuni passaggi davvero discutibili in quanto ancora avversi al sistema ordinistico delle professioni, del quale è ormai universalmente nota la qualità e competenza delle prestazioni professionali fornite al mercato e che generano una parte non trascurabile dell’italico PIL.
Ricordo bene quello che disse Claudio Siciliotti, nostro past president nazionale che volentieri saluto, in una intervista rilasciata a un quotidiano nazionale: “non ci devono essere scorciatoie per l’esercizio della professione.”
Il legislatore di ieri non ascoltò, quello di oggi avremo il tempo per rendercene conto.
Massimo Scotton
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Genova
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