I CPO devono fare da collante non solo nelle parole ma nei fatti
Caro Direttore,
come è noto nelle elezioni dei Consigli degli Ordini territoriali per il triennio in corso, sono stati eletti per la prima volta i Comitati Pari Opportunità (CPO). Un organo indipendentemente eletto al pari dei Consigli degli Ordini Territoriali, pensato per affrontare e risolvere le problematiche relative alle pari opportunità. Uno strumento sicuramente nuovo e di grande prospettiva.
L’impianto prevede altresì la composizione di un CPO Nazionale, i cui componenti sono espressione dei CPO territoriali di ogni Regione, dove la scelta dei componenti è demandata ai CPO dei singoli ordini territoriali regionali.
Questo non è avvenuto nel CPO dell’Ordine di Cagliari, dove i componenti eletti democraticamente non sono stati interpellati/convocati dalla Presidente del CPO per formulare la nomina del rappresentante regionale.
Successivamente alla nomina del Rappresentante regionale per la Sardegna, i componenti eletti nel CPO ne sono venuti a conoscenza previa richiesta, avendo avuto contezza delle nomine dalle altre Regioni di Italia.
Questa modalità della Presidente ha del tutto snaturato la funzione dell’organo, gestito nella piena autarchia.
Conseguentemente a ciò, quattro dei membri effettivi del CPO e un membro aggiunto hanno rassegnato le proprie dimissioni, con la conseguenza di far decadere l’intero CPO essendo venuta meno la maggioranza degli eletti.
Aver presentato le dimissioni è stato frutto di una approfondita e sofferta decisione, dove è stato messo in primo piano lo spirito del mandato che ci hanno dato i Colleghi elettori: riteniamo infatti che l’atteggiamento di escludere i componenti del Comitato da qualsiasi decisione non sia aderente allo spirito dello stesso, incentrato a promuovere le pari opportunità e nell’ascoltare le esigenze di tutti i Colleghi e tutte le Colleghe, facendone poi sintesi per le azioni concrete da intraprendere.
Uno dei problemi più gravi della nostra categoria è l’assenza di unitarietà al suo interno ed è proprio questo tipo di comportamento di esclusione che contribuisce ad aggravare la situazione. Come può quindi esserci unione nella categoria se negli Ordini territoriali la democrazia non viene rispettata e la gestione anche del Comitato è demandata alle sole decisioni del Presidente?
I Consigli degli Ordini territoriali, terminate le elezioni, si dimenticano che pur essendo eletti da una maggioranza relativa (non assoluta) di iscritti, debbono invece rappresentare tutti gli iscritti: non tengono minimamente conto delle istanze ed esigenze dell’intera categoria, mediando le varie posizioni al nostro interno.
In questo modo sicuramente si eviterebbero la quasi totalità di ricorsi al TAR.
Riteniamo che chi governa la nostra categoria, formata da tante Colleghe e Colleghi, debba accogliere le istanze di tutti e che i Consigli degli Ordini territoriali ed i Comitati Pari Opportunità siano organi atti ad ascoltare, che siano collante tra chi ci rappresenta e chi è rappresentato, non solo nelle parole ma nei fatti.
Ci rendiamo conto che nel Comitato Pari Opportunità così non è stato.
Giuseppe Demara
Componente Effettivo CPO di Cagliari
Carla Mereu
Componente Effettivo CPO di Cagliari
Katiuscia Pani
Componente Aggiunto CPO di Cagliari
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