Impronte digitali all’interno della carta d’identità, il regolamento Ue è da rifare
L’obbligo per gli Stati membri di inserire nel supporto di memorizzazione delle carte d’identità due impronte digitali è conforme al diritto dell’Unione europea; il regolamento Ue 1157/2019, che introduce tale obbligo, è tuttavia stato adottato mediante una procedura legislativa inadeguata, e viene pertanto dichiarato invalido.
Sono queste le conclusioni a cui giunge la Corte di Giustizia Ue, con la sentenza depositata ieri, 21 marzo 2024, relativa alla causa C-61/22.
Le disposizioni del regolamento Ue 1157/2019 continueranno ad essere efficaci, fino all’entrata in vigore di un nuovo regolamento, che dovrà essere adottato con la procedura legislativa corretta; a tal fine, il legislatore europeo ha tempo fino al 31 dicembre 2026.
Il nuovo regolamento conterrà presumibilmente i medesimi obblighi, tenuto conto del fatto che la Corte di Giustizia, nell’analizzare la controversia, non ha rilevato violazioni del GDPR o della Carta dei diritti fondamentali.
L’obbligo di inserire le impronte digitali all’interno delle carte d’identità costituisce una limitazione sia del diritto al rispetto della vita privata, sia del diritto alla protezione dei dati di carattere personale; tuttavia, tali diritti non costituiscono prerogative assolute, dovendo essere considerati alla luce della loro funzione sociale e potendo subire limitazioni, se necessarie e rispondenti a finalità di interesse generale.
Nel caso di specie, l’inserimento di dati biometrici tende a garantire l’autenticità dei documenti d’identità e a consentire l’identificazione affidabile del titolare; tale misura contribuisce inoltre a rafforzare l’interoperabilità dei sistemi di verifica di tali documenti, in modo da minimizzare i rischi di falsificazione o frode.
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