ACCEDI
Giovedì, 23 gennaio 2025 - Aggiornato alle 6.00

NOTIZIE IN BREVE

La rinuncia dei soci ai crediti non si deduce

/ REDAZIONE

Martedì, 3 dicembre 2024

x
STAMPA

Con l’ordinanza n. 30812, depositata ieri, 2 dicembre 2024, la Corte di Cassazione ha affermato che, in caso di rinuncia a crediti da parte di soci, trovano applicazione le norme che disciplinano i rapporti di debito/credito tra socio e società (nella specie, l’art. 94 comma 6 del TUIR, che, nella versione ratione temporis vigente, stabiliva che, in capo al socio imprenditore che detiene le partecipazioni in regime di impresa, l’ammontare della rinuncia si aggiunge al costo fiscalmente riconosciuto della partecipazione) e non le disposizioni di carattere generale operanti nei confronti dei soggetti terzi.

La rinuncia al credito da parte del socio esprime, infatti, la volontà di patrimonializzare la società e non può essere equiparata alla remissione di un debito da parte di un soggetto estraneo alla compagine sociale (Cass. n. 7636/2017).

Ove, quindi, come nel caso di specie, intercorra un rapporto di cointeressenza tra la società creditrice e la società partecipata, la rinuncia al credito non deve essere considerata, ai fini fiscali, una perdita su crediti, ma un incremento del costo fiscalmente riconosciuto della partecipazione (Cass. n. 5422/2023).
La fattispecie si caratterizza per il fatto che la rinuncia era intervenuta (nel periodo d’imposta 2005) nell’ambito di un accordo transattivo, che prevedeva complesse e reciproche concessioni.

TORNA SU