Il rinnovamento della professione non può che interessare il sistema elettorale
Gentile Redazione,
la notizia del prossimo avvio dell’iter di modifica del DLgs. 139/2005, da parte del Governo, ha comportato il riaccendersi della polemica tra favorevoli alla Riforma, così come proposta e presentata al Legislatore nello scorso autunno, peraltro, da avviare celermente e portare a conclusione in tempi certi (d’altronde sono passati vent’anni dalla precedente) e favorevoli ad una Riforma, ma dopo un periodo di ulteriore discussione ed approfondimento, con inevitabile dilatazione dei tempi ed incertezza degli esiti.
Le modifiche proposte nel Progetto elaborato dal Consiglio Nazionale intervengono su: oggetto della professione, società tra professionisti, specializzazioni, incompatibilità, tirocinio, ruolo dei giovani, ecc.; in altri termini, sui principali aspetti che riguardano la nostra attività.
Su tali tematiche, al netto di alcune migliorie e modifiche proposte (vi è stato un discreto lasso temporale in cui gli Ordini hanno potuto formulare osservazioni) ed altre ancora implementabili durante l’iter parlamentare, mi è parso di cogliere una sostanziale condivisione tra il CN ed i Presidenti dei vari ODCEC.
Un punto, invece, è stato oggetto di una dura contrapposizione tra le parti, sin dalla prima riunione congiunta, nel Giugno del 2024, vale a dire la modifica del sistema di elezione del Consiglio Nazionale, contenuta nell’art. 25, che prevende l’ampliamento dell’elettorato attivo, con il coinvolgimento diretto dei 120.000 iscritti nella scelta del Presidente e dei Consiglieri Nazionali (cui verrà attribuito un peso pari al 50%); ponderato con quello riservato ai Consiglieri degli Ordini locali (sempre con un peso pari al 50%).
Anche un osservatore disattento può agevolmente comprendere perché tale articolo sia oggetto di una così pesante contestazione, trattandosi di una vera e propria rivoluzione copernicana.
In altri termini, il sistema di elezione indiretta attualmente vigente prevede che l’elettorato attivo sia riservato a pochi grandi elettori (gli Ordini) i quali, peraltro, hanno pesi differenti (i grandi Ordini, infatti, sono portatori di un numero nettamente superiore di voti); ciò comporta, inevitabilmente, che i principali Ordini d’Italia, con l’attuale sistema, esercitino un importante potere di orientamento tanto durante le elezioni, quanto successivamente, essendo detentori di un’evidente golden share elettorale permanente.
Orbene, questo sistema di selezione della Governance di Categoria, negli anni, ha dimostrato di essere inadeguato ed inefficiente, da diversi punti di vista, precisamente: a) risulta essere palesemente poco democratico (132 grandi elettori, scelgono in vece dei 120.000 iscritti); b) essendo dotato di una base elettorale molto ridotta agevola l’espressione del voto basata sull’interesse specifico, piuttosto che sulla qualità della proposta programmatica; c) favorisce l’autoreferenzialità dei protagonisti nazionali ed incentiva la distanza tra questi ultimi ed il commercialista di base; d) non contempla uno spazio per la minoranza, escludendo parti importanti della categoria dal CN; e) ma soprattutto, anche a causa dei limiti intrinseci sopra richiamati, si è dimostrato assolutamente instabile, come comprovano i diversi commissariamenti succedutisi negli anni, con ampio discredito per tutti.
Ovviamente, la scelta di un adeguato sistema elettorale rappresenta sempre un momento rilevante nella vita democratica di qualsiasi comunità, sia essa nazionale ovvero di categoria.
È bene precisare che non esiste un sistema migliore a priori, normalmente i giuristi e gli esperti, cercano di individuare il giusto equilibrio tra la massima rappresentatività (una testa un voto) e la governabilità/stabilità. L’attuale sistema di elezione del CN risulta essere carente su entrambi i fronti, come sopra ampiamente dimostrato.
Appariva, quindi, non solo necessario, ma direi doveroso che la proposta di Riforma del DLgs. 139/2005 contemplasse anche tale aspetto.
L’elezione diretta del Presidente e del Consiglio Nazionale consentirà alcuni miglioramenti facilmente comprensibili: a) riduzione della distanza tra rappresentanti nazionali e commercialisti di base (dovendo essere votati da questi ultimi, bisognerà conoscerne a fondo problematiche e reali esigenze, oltreché girare frequentemente per i territori, piuttosto che per i soli salotti romani); b) stabilità nella governance degli organi, tra un elezione e la successiva, con la diminuzione del peso dei giochi di palazzo permanenti ovvero delle manovre dei soliti noti; c) pari dignità del singolo commercialista/elettore, sia esso l’iscritto di un grande Ordine metropolitano, come di un piccolo Ordine sub provinciale, d’altronde, la quota riversata al CN è identica per tutti; d) maggiore autorevolezza degli eletti rispetto agli interlocutori istituzionali, essendo portatori del consenso di migliaia di professionisti/cittadini, anziché dei meri rappresentanti di secondo grado.
Se l’obbiettivo condiviso della Riforma del vecchio DLgs. 139/2005 è quello di innovare la professione e rendere la “nostra carta costituzionale” più vicina al cambiamento che interessa i tempi attuali, anche la modifica del sistema elettorale non può che esserne interessata, favorendo una maggiore partecipazione e rappresentatività degli eletti.
Da sostenitore della prima ora di tale innovazione, essendo favorevole da sempre all’elezione diretta del Presidente e del Consiglio Nazionale, mi permetto, tuttavia, di formulare due proposte di modifica che ritengo necessarie per assicurare un maggiore equilibrio al nuovo sistema:
- mantenimento del voto per Ordini di appartenenza e non per singoli consiglieri, onde garantire la stabilità degli stessi ed evitare un’eccessiva balcanizzazione di tale importante presidio territoriale;
- prevedere la presenza di una quota adeguata di consiglieri di minoranza; non è, infatti, accettabile che la compagine sconfitta, dotata comunque di un ampio consenso (che con il nuovo sistema elettorale potrebbe corrispondere a migliaia di voti) non abbia dei propri rappresentanti nel Consiglio Nazionale. Ciò, peraltro, consentirebbe di individuare un luogo interno alla professione in cui la minoranza di turno possa compiutamente esprimere le proprie proposte ovvero il proprio dissenso, senza che la stessa debba puntualmente esternare tali pur legittime prese di posizione sugli organi di stampa.
Come diceva un noto Primo Ministro britannico “non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”; cambiamento e miglioramento di cui la nostra professione ha indiscutibilmente un grande bisogno.
Francesco Castria
Presidente ODCEC Parma
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