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Bankitalia: grazie ai risparmi l’Italia è meno a rischio povertà di altri Paesi

/ REDAZIONE

Martedì, 6 aprile 2010

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ROMA - Il 32% degli italiani, se si trovasse improvvisamente senza redditi o altre entrate, e dovesse andare avanti solo con la ricchezza finanziaria accumulata, non avrebbe risorse sufficienti per reggere più di tre mesi: cadrebbe sotto la soglia di povertà. Una percentuale comunque inferiore a quella di altri Paesi: in Germania diventerebbe povero in tre mesi il 52,3% dei cittadini; in Canada addirittura il 56,5%. Una migliore tenuta di fronte alle possibili difficoltà della vita dovuta al “maggior risparmio a fini precauzionali” messo in campo dalle famiglie italiane, tradizionalmente “formiche”. È quanto risulta in uno studio pubblicato dalla Banca d’Italia.
Il reddito annuo non basta, infatti, come indicatore per valutare lo stato di povertà: secondo il Working paper “Indicatori di povertà basati sulla ricchezza” (che non rappresenta la visione ufficiale di Palazzo Koch sul tema, ma uno solo uno stimolo alla discussione), oltre alle entrate le famiglie possono contare anche sui propri beni, come la casa o le risorse finanziarie. Usate per far fronte ai momenti di crisi, a eventi negativi imprevisti o come riserva quando le entrate oscillano o si interrompono. Tutti indicatori economici alternativi al semplice reddito che possono essere adoperati per individuare la percentuale di povertà. I tradizionali misuratori della povertà si basano solo sull’individuazione di una soglia di reddito minimo. Considerando invece altri indicatori più complessi, che appunto mettono in campo oltre al reddito anche le ricchezze accumulate da singoli o famiglie, la quota di povertà potenziale nei principali Paesi industrializzati aumenta molto: “l’incidenza della povertà quando si guardi esclusivamente alla ricchezza netta totale risulta maggiore di 2-3 volte rispetto agli indicatori basati solo sul reddito”, si legge nella sintesi che accompagna lo studio di Bankitalia. Insomma, nei Paesi industrializzati esiste “un’ampia fascia di persone che pur avendo redditi superiori alla soglia di povertà sono vulnerabili al verificarsi di eventi negativi”. L’Italia è però “il Paese in cui questa fascia risulta più limitata: ciò potrebbe riflettere - si legge ancora nel documento - un maggior risparmio ai fini precauzionali, connesso anche con la limitatezza degli strumenti di sostegno per le persone in difficoltà”. (Ansa)

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