Il consumo di acqua minerale può fondare l’accertamento
Dopo il cosiddetto «tovagliometro», la Cassazione legittima l’«acquometro», in caso di discrasia rispetto al numero di pasti effettuati
È legittimo l’accertamento analitico-induttivo fondato sulla discrasia, rilevata dagli accertatori, tra il consumo di acqua minerale acquistata ed il numero dei pasti effettuati secondo le ricevute.
Questo è il principio che si evince dalla sentenza n. 17408 del 23 luglio 2010, ove i giudici di legittimità hanno respinto il ricorso del contribuente.
D’altronde, se è legittimo il c.d. “tovagliometro”, non si vede perché debba essere censurato un eventuale “acquometro”, oppure, se l’orientamento verrà confermato, il “vinometro”, il “birrometro” e così via.
Richiamando alcuni precedenti, i giudici evidenziano che, nelle presunzioni, la relazione tra fatto noto e ignoto non deve avere carattere di necessità, essendo sufficiente ...
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