Temi di «appeal» al Congresso, nel disinteresse dei politici
C’è ancora troppa confusione fra il ruolo del CNDCEC e quello dei sindacati. Nel futuro, è auspicabile una maggiore sensibilità ai problemi interni
Pubblichiamo l’intervento di Raffaele Marcello, Presidente nazionale UNAGRACO (Unione nazionale Commercialisti ed esperti Contabili).
Come spesso accade quando si desidera e si ha la necessità di condensare in esiguo spazio il proprio pensiero, se ne rimane vittima, previo rendersi conto poco dopo di non esser riusciti a dire, fino in fondo, ciò che si desiderava far arrivare.
Rimane quindi difficile scindere le idee che stanno dentro la propria testa con quelle che escono dalle parole, ma proverò in qualche modo a superare tale limite.
Il significato di questa mia “perifrasi” non riguarda comunque il risultato ottenuto dal secondo Congresso Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili conclusosi pochi giorni fa a Napoli, quanto piuttosto le sensazioni che ha ispirato.
L’interesse suscitato dall’assise nazionale, infatti, è stato testimoniato dall’ampio risalto che ha avuto l’evento sulla stampa nazionale, dall’elevato numero di partecipanti e dai contributi raccolti.
Un Congresso si può dire “di svolta”. Un Congresso, però, con luci ed ombre, con le prime, talora, assai evidenti e le seconde sottotraccia.
Luci si sono intraviste nella volontà di aprirsi all’esterno con temi di appeal, ma anche sostanziali, con una tempistica “lodevole” allorché si è posto l’impegno civile della categoria in primo piano, vero leimotiv dell’assise che è sfociato in chiusura con la lunga e suggestionante testimonianza di Umberto Ambrosoli, forse però più adatta ad altre tipologie di eventi.
Non c’è dubbio che gli argomenti proposti siano di moda o, come oggi suol dirsi, con un anglo-neologismo “cool”. Ecco allora affermarsi il nostro ruolo di “mediatori” tra Stato e cittadini e di interlocutori etico-sociali. Sfida che, ovviamente, anche noi intendiamo pienamente raccogliere.
Le ombre sono da ascrivere, invece, alla solita “distanza” dalla politica (non c’è stata alcuna carrellata di bei nomi della politica) e alla difficoltà dei nostri vertici nel riuscire a “distaccarsi” da alcuni “orientamenti politici”. Assenti quindi i politici, ma non la politica.
Come Presidente di un sindacato di categoria, forse sbagliando, non rivendico un maggiore spazio da riservare alle associazioni di rappresentanza all’interno di manifestazioni nazionali per confrontarsi su temi sindacali e organizzativi della categoria, in quanto a mio avviso altre sono le sedi competenti per farlo.
Ciononostante, non posso condividere il ruolo che si sta tentando di assegnare ai sindacati di categoria e, di contro, quello che molto spesso si ritaglia invece il nostro Consiglio nazionale.
Queste affermazioni non presentano alcun elemento di novità, in quanto in me radicate: l’attività del Consiglio nazionale dovrebbe essere improntata al principio del “servizio”, da prestare ai colleghi rappresentati, avendo come obiettivo principale un’azione di governo efficace.
Quello che trapela invece, con frequenza, è un’evidente confusione “concettuale” che non permette di fare alcuna distinzione tra la natura, la funzione e il ruolo di un organo di rappresentanza di una categoria da quelli di un sindacato.
Ritengo, peraltro, che sia fondamentale la riaffermazione dell’indipendenza dell’organo istituzionale di categoria dagli indirizzi politici.
Sotto questo punto di vista il Congresso di Napoli non è stato facile; ci aspettavamo tante certezze, abbiamo avuto solo risposte; ci aspettavamo una posizione chiara sulle linee da adottare come categoria nel prossimo futuro, ma ciò non è avvenuto.
Personalmente, credo che sia più che mai opportuno iniziare ad avere una maggiore sensibilità rispetto ai problemi “interni”, pur senza tralasciare l’apertura verso l’esterno che ci permetterà di affrontare preparati la sfida lanciata dal profondo cambiamento di scenario competitivo che il nostro sistema economico sta vivendo.
Auspico che il futuro ci veda impegnati ad individuare proposte e soluzioni concrete che possano, al di là delle manifestazioni di volontà, consentire ai commercialisti italiani di “fare sistema”, di sintonizzare le proprie specificità e competenze con quelle degli altri soggetti economici, attraverso una visione generale comune per continuare a rafforzare l’immagine e il ruolo del “professionista” che ci spetta nella società come a livello istituzionale.
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41