Il nostro è un «Ordine per vecchi»
Caro Direttore,
ti scrivo in merito all’editoriale “Lavoro, previdenza e fisco fanno dei giovani «cittadini di serie B»”, pubblicato il 4 gennaio.
Mi fa piacere vedere che la situazione dei giovani professionisti sia stata ben rappresentata e credo potrebbe essere utile non solo commentare delle acclarate verità, ma anche farsi promotori del cambiamento a partire da quanto succede in “casa propria”.
Nel mese di dicembre il Dottor Miani aveva giustamente spronato il Consiglio Nazionale a non guardare solo agli sprechi della politica, ma prima di tutto a quelli interni al nostro Ordine (si veda “Miani: «La formazione obbligatoria così non funziona»” del 13 dicembre 2010).
Sono conscio di come la situazione del sistema, sia quello politico che quello del nostro Ordine, si sia consolidata nei decenni ed è difficilissimo che possa essere cambiata in tempi brevi, ma credo non ci si possa lamentare se non si contribuisce attivamente al cambiamento.
Non mi soffermerò sull’entità e sull’utilità del contributo di iscrizione annuale, soprattutto per la parte nazionale, ma anche questo è sintomo di come le giovani generazioni non possano minimamente influire.
Migliaia di firme non sono state sufficienti a limitare la “rendita” del cumulo dei collegi sindacali, dimostrando così l’irrilevanza dell’Unione Giovani, umiliata e relegata ad un ruolo di mero organizzatore di eventi.
L’occasione dell’Albo Unico è stata sprecata: oltre ad unire le professioni, si sarebbero potute aggiornare le regole del gioco ma non è stato fatto.
Fino a quando le regole saranno le stesse del “monopolio” precedente, i risultati non potranno cambiare. Mi riferisco in particolare, anche se non esclusivamente ma l’esempio è sintomatico, all’obbligatorietà di iscrizione da almeno 5 anni per usufruire dell’elettorato passivo, che porta al paradosso che un iscritto all’Ordine possa conquistare un seggio del Senato della Repubblica, ma non essere eletto nel proprio Consiglio dell’Ordine. Non siamo solo in un “Paese per vecchi”, ma anche in un nuovo “Ordine per vecchi”.
Se si vorranno veramente cambiare le cose, credo bisognerà iniziare dalle regole del gioco, prevedendo un maggiore rigore economico, abbattendo tutti gli ostacoli alla partecipazione attiva e passiva alla vita dell’Ordine e sanzionando pesantemente chi ci governa senza rispettare la volontà degli iscritti.
Mario Beccarello
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Venezia
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